Gala Ligii Studenţilor Români din Străinătate 2011, la a doua ediţie


Valoarea autentică, munca şi eleganţa au fost premiate de Bobotează, în cadrul Galei LSRS 2011.

(€UROITALIA, Bucuresti, 7 ianuarie 2011). Liga Studenţilor Români din Străinătate (LSRS) a organizat ce-a doua ediţie a Galei LSRS joi, 6 ianuarie 2011, eveniment care s-a desfăşurat în Sala Alexandru Ioan Cuza a Palatului Parlamentului şi la care au participat personalităţi marcante ale vieţii publice româneşti şi peste 500 de tineri aflaţi la studii în cele mai prestigioase centre universitare din lume, fie că vorbim de Princeton, Cambridge ori Standford. Între participanţii la eveniment au fost: : profesor universitar doctor Ionel Haiduc, preşedintele Academiei Române, Mircea Geoană, preşedintele Senatului României, consilierul prezidenţial Iulian Fota, ministrul de Externe Teodor Baconschi, profesor universitar doctor Dumitru Preda, directorul Arhivelor MAE, cu si, preşedintele INTACT MEDIA, Marian Staş, preşedintele Fundaţiei CODECS ş.a.

LSRS este o organizaţie non-guvernamentală aparte în peisajul românesc, care-şi propune să sprijine excelenţa în educaţie şi, totodată, să vină în sprijinul celor peste 5000 de membri ai organizaţiei, studenţi, masteranzi sau doctoranzi care fac cinste României în lume, reprezentând adevăratele valori ale generaţiei tinere. Emoţionant a fost apelul adresat către clasa politică românească de către Sebastian Burduja, preşedintele LSRS. „Primiți-ne înapoi acasă, dați-ne șansa de a pune în aplicare cunoștințele acumulate peste hotare și de a contribui în mod substanțial la dezvoltarea României de mâine!”, a declarat acesta, cerând factorilor de decizie din România să eleboreze numaidecât „o strategie națională pentru sprijinirea specialiștilor români care doresc să se întoarcă acasă”, asigurând autorităţile de întreg sprijinul Ligii. (de Andrei Tinu)

Criticare senza agire, è come voler guidare senza permesso: VIETATO!


(€UROITALIA – Castelnuovo di Garfagnana-LUCCA, 07.01.2011) . In questi ultimi dieci anni, in cui sono stato lontano dalla terra su cui ho fatto i miei primi passi, dove ho dato i miei primi baci, dove ho cominciato a sognare, a lottare, a cercare un posto in questa immensa corsa chiamata vita, una sola cosa mi ha infastidito: la capacità di noi romeni di avercela sempre con l’altro. Di non prendere mai in considerazione altri punti di visti, di guardare una scena solo da quella visuale dateci dalla nascita. Incapaci di criticare senza pregiudizi. Incapaci di vedere più verità in una solo affermazione. Incapaci di prendere in mano la situazione. In poche parole, la nostra innata “limitazione”.

E la storia sembra darmi ragione. Non è grazie a Dio che la situazione che si è creata in quella terra di vampiri sia alquanto priva di vie d’uscita. O almeno agli occhi di uno che vive tutto attraverso la lente “della lontananza”; non vedo come , un popolo tanto ingegnoso, sia schiavo di alcuni sciacalli se non per la propria mancanza di “reazione”. E ancora di più, ciò che mi fa rabbia, è tutto quel mondo, che a detta di alcuni, è la spuma del nostro Paese, l’intellettualità per intenderci. Fiumi di parole che non fanno altro che parlare a chi in quelle parole riesce a trovare un significato. Una sorta di “linguaggio” fatto per pochi. Ho letto articoli, ho letto critiche e quant’altro, ma non ho mai letto una vera e propria presa di posizione, verso un paese che va a passi di giganti verso il baratro. Non ho mai letto un progetto, una costituzione di menti di un certo valore, per sollevare la mediocrità.

Uno dei miei scrittori preferiti, Coelho, è conosciuto per la banalità dei suoi scritti, per il voler parlare al “Popolo”, per dirla un po’ come il “distinto Compagno” che molti ora sembrano invocare – corta è la memoria dell’uomo – e non attraverso una complicata ricerca del significato nascosto tra le righe, del simbolo che riecheggi idee, valori incomprensibili attraverso una lettura superficiale. Insomma, è conosciuto per la sua “superficialità” o banalità. Cosa su cui avrei molto da ridire ( potrei partire dal cosa è poi superficiale, banale, e siamo davvero convinti che ormai ciò che è scontato è tanto visibile? E’ davvero cosi? Siete sicuri? Vi ricordate l’ultima volta in cui vi siete seduti e avete guardato il cielo, avete sorriso ad un passante, avete ascoltato il rumore del mondo? Sapreste dire quando mai avete sentito un “ti voglio bene” sincero, senza doppi fini, dal cuore? O quando l’avete detto voi stessi? Potreste veramente dirmi quando vi siete goduti la vita senza farvi prendere dalla frenesia che ormai ci caratterizza? ), ma, ciò che intendo è il disprezzo di chi, ha una certa cultura, verso quei poveri umani, per cui la vita ha avuto in serbo un destino diverso. Quei “poveri” sono la stragrande maggioranza. Ecco, io a nome di tutti quei disgraziati che la mattina accendono “şi să moară duşmanii mei” (e che tutti i miei nemici possano perire ), o che spendono ore sull’odiata DDTV, OTV e compagnia bella, verso quelli che i grandi saggi li definivano la massa, ecco nel loro nome io chiedo: ma per costoro cosa avete in serbo?

Un popolo cresce non quando in pochi sanno tutto, ma quando riesce ad aumentare il livello medio di cultura, quando riesce a coinvolgere il maggior numero di persone nella vita di un paese … Questa  è la mia critica verso le Grande Teste Pensanti … Il perché creda sia un vostro dovere? Perché con la conoscenza viene la responsabilità, e attraverso d’essa, la risalita. E facile criticare, se poi non vi è una seconda opzione che vada a confrontarsi con esso, e facile parlare senza mai prendere in mano l’azione. E poi, la rivoluzione, l’hanno fatta il sangue di quei ignoranti, figli del popolo. E non di certo di qualche illustre topo di Biblioteca.

Eppure, di persone intelligenti la Romania è piena … o forse, l’apparenza alla fine inganna per davvero.  (Autore: Liviu Rarunchi)

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UE/Eurostat: 1 donna su 2 resta fuori dal mercato del lavoro


Secondo il rapporto stilato il 9 dicembre 2010 dall’ufficio statistico dell’Unione Europea, oltre un terzo delle donne europee fra i 15 e i 64 anni e’ fuori dal mercato del lavoro.

Il rapporto Eurostat sottolinea che nel decennio appena concluso, nonostante la crisi economica di fine periodo, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e’ aumentata, con una diminuzione della disoccupazione dal 39,9% del 2000 al 35,7% del 2009.

(€UROITALIA – ROMA, 07/01/2011). Questo significa che in 9 anni oltre 5 milioni di donne in più sono entrate sul mercato del lavoro. Nonostante la crisi economica, tra il 2008 e il 2009 il numero di donne sul mercato del lavoro e’ continuato ad aumentare, passando il tasso di inattività dal 36,1% al 35,7%. Se, da una parte, l’innalzamento dell’età pensionabile di chi già lavora e, dall’altra, il maggior numero di anni dedicati a scuola e università delle più giovani sono alcuni dei fattori principali che giustificano il fenomeno, Eurostat nota però che ci sono anche differenze significative tra i paesi dovute all’atteggiamento più o meno attivo di chi cerca un lavoro durante gli studi. Guardando in particolare alle differenze tra paesi Ue, tra i 25 e i 54 anni, il tasso di inattività più alto é stato registrato a Malta (51.1%), seguita dall’Italia, dalla Romania (29.4%) e dalla Grecia (29.0%), mentre i più bassi in Slovenia (12.1%), Svezia (12.9%) e Danimarca (13.0%). Continua a leggere