ImmigrazioneOggi intervista Amara Lakhous, antropologo e scrittore italo-algerino.



Il rapporto tra culture diverse e le contraddizioni della società italiana al centro dell’intervista con l’autore di “Divorzio all’islamica a viale Marconi”.

I primi tempi in Italia sono stati durissimi… E mi chiedevo: perché hanno paura di me? Dopo un po’ ho scoperto la risposta. Il mio velo era come un semaforo davanti al quale la gente deve fermarsi. Quella sosta obbligata era il momento ideale per scaricare tensioni, paure, inquietudini, ansia… In realtà quando camminavo per le strade di viale Marconi non ero mai sola. Ero sempre a braccetto con tanti accompagnatori fantasma: i loro nomi? Jihad, guerra santa, kamikaze, undici settembre, terrorismo, attentati, Iraq, Afghanistan, Torri Gemelle… La gente doveva avere paura per forza. Così a poco a poco me ne sono fatta una ragione”. Così riflette Safia, la protagonista femminile del nuovo romanzo di Amara Lakhous, Divorzio all’islamica a viale Marconi, da qualche mese nelle librerie italiane.

(€UROITALIA – ROMA, 12.01.2011). La storia, molto semplice, si snoda a Roma nel 2005, periodo in cui la paura di attentati terroristici era particolarmente forte. I servizi segreti italiani vengono a sapere che c’è una cellula islamica pronta ad un attentato tra gli immigrati che frequentano il quartiere di viale Marconi. Per scoprire chi siano, viene infiltrato Christian Mazzari, giovane siciliano che parla perfettamente l’arabo. Christian si finge tunisino, si fa chiamare Issa e comincia a vivere la quotidianità di molti immigrati. Il suo destino si incrocia con quello di Safia, una giovane immigrata egiziana alle prese con una vita coniugale complicata. È proprio attraverso gli occhi di Safia e di Issa che Lakhous ci porta alla scoperta di quel mondo multietnico che abita nelle nostre metropoli. Una storia a metà strada tra il giallo e la commedia all’italiana in cui tra scene esilaranti e momenti di pathos, dialoghi frizzanti conditi da modi di dire dialettali e difetti di pronuncia, Amara Lakhous ci mostra le contraddizioni della società italiana, la responsabilità dei mass media nel generare paure infondate ma anche la fatica dei cittadini immigrati nel trovare un modo di vivere nuovo tra tradizione e modernità.
Tra le righe del romanzo si legge la storia di Lakhous stesso, che nato ad Algeri, in Italia da quindici anni e cittadino italiano, già autore del fortunato Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio da cui è stato tratto anche un film, non si definisce né completamente algerino né italiano, e forse proprio per questo riesce a dare una lettura completamente nuova dell’immigrazione.
Nell’intervista che ha rilasciato ad ImmigrazioneOggi nello scorso mese di dicembre, Lakhous parla della sua esperienza di immigrato, dell’importanza della conoscenza della lingua italiana, della necessità di conoscere a fondo le altre culture al di là dei luoghi comuni, dei profondi legami che legano il nostro Paese al mondo arabo.

L’intervista, realizzata in videochiamata, è on line su www.immigrazioneoggi.it .

URLO!


« Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura. » (Diario di Edvard Munch)

Foto: L'Urlo di MunichNO alla prepotenza,NO all’impotenza.

NO all’ignoranza,NO all’intolleranza.

NO alla maleducazione,NO alla trasgressione.

NO alla mala vita,NO alla omertà.

NO al dilettantismo,NO alla superficialità.

NO all’incuranza,NO all’aggressività.

Urla anche tu a squarciagola il tuo NO!

Urlare molto forte. Un urlo deciso, preciso. Un urlo concreto, spedito. Un urlo che ti liberi la mente, che lasci liberi i tuoi pensieri, un urlo che ti faccia ritornare  l’idealista di sempre … e poi? Un pizzicotto per svegliarti dal sogno. Ti fai un caffè, ti fumi una sigaretta – che tanto prima o poi ti faranno morire, un giorno in più di dolore a cosa mai servirà? – accendi la TV ed entri dentro il mondo globalizzato, idealizzato, strumentalizzato. Ti rilassi pensando alle barzellette di Berlusconi, sorridi alle sparate di Maroni. Prendi un sorso amaro, come il tuo futuro, ma poi tutto ti passa con un po’ di cioccolata. E la cosa è buffa, poiché a sentir dire il nero è diverso, il nero non è italiano. Ma tu non ci fai caso, e dopo un’altra boccata di ossigeno contaminato, apri il giornale. E qui la cosa geniale: il tuo umore prende il volo poiché l’Italia va, il mondo anch’esso, i soldi non mancano, le veline nemmeno. La corruzione scarseggia, e la prostituzione, beh è tutta una finzione. Fra sorrisi e qualche esclamazione di totale soddisfazione non vi è niente che ti mandi nel pallone. Se non fosse per lei, la squadra del tuo cuore. Meno male che “Silvio c’è” ti viene da dire, ma non lo fai poiché ti hanno insegnato che la sfortuna è sempre contro il Retto. Non per altro ma c’è sempre il detto: ” Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male “.

Come ogni buona cosa, il caffè per quanto amaro, finisce con un ultimo colpo. A te rimane soltanto, un unico gesto da fare: alzarti e continuare …

(Liviu Rarunchi)

La classe politica? Una aristocrazia decadente…‏


Gonzalo:  Nella comunità stabilirei che ogni cosa si dovesse regolare all’opposto di quel che si fa per solito. E difatti non ammetterei alcuna sorta di traffico. Né i magistrati avrebbero autorità alcuna. La cultura dovrebb’essere affatto sconosciuta. Le ricchezze, la povertà, gli impieghi servili non dovrebbero esistere. Né contratti, né diritti di successione, né confini, né divisioni di terre, né coltivazioni, né vigne: nulla di tutto questo. Non si dovrebbe conoscere alcun uso del metallo, né del grano, né del vino, né dell’olio. E nessuna sorta di occupazione. Tutti in ozio. Tutti, nessuno escluso …” La tempesta – di William Shakespeare.

 

(€UROITALIA – Castelnuovo di Garfagnana-LUCCA, 12.01.2011). La classe politica appesantita si è scordata i suoi reali doveri: dare la possibilità ai suoi cittadini di vivere una vita dignitosa. Assomiglia un po’ al mondo nobiliare prima della sua caduta. Un mondo sazio, vile, senza morale, un mondo che crede nella sua “perenne” esistenza. Un mondo scollegato dalla realtà.

Fare politica oggi è come “diventare prete” tante epoche fa: vita sicura, fra ricchezza, privilegi e demagogia. Fare politica oggi è un costante ricerca del mezzo giustificato, nonostante non vi sia uno scopo. Insomma, una giustificazione d’ufficio, uno schiaffo a quei principi che ponevano il politico come “l’autorità, il garante della società, l’incorruttibile difensore della legalità” . E cosi, ti svegli e leggi che “Un capo del Governo”  è indagato per truffa, che in un paese europeo il Presidente dispensa “consigli di vita” ai suoi cittadini su come affrettare la loro dipartita verso un mondo celeste. Scopri che la vita di coloro che hanno costruito con il loro sudore ogni palazzo, ogni centimetro di strada, è solo una voce in rosso su un libro contabile. Capisci che il futuro è un concetto contorto – in realtà non dovrebbe ma potrai mai capire la psicologia umana? – , di cui nessuno si premura. Non per altro ma “ dopo di me il diluvio.” Aristocratici, dal animo venduto … il prezzo? Una villa con piscina, una giovane nel letto … e la sensazione di perenne giovinezza.

Ma più di ogni altra cosa, quello che duole e vedere come questa classe politica intossicha la mente dei nostri “veri giovani”  con spazzatura Tv impachettata e distribuita come “esperienza di vita”, modelli da seguire, sogni da realizzare. Bombarda le loro sicurezze con cannoni sballati, con binari che porteranno verso un’atroce caduta. Compra la loro attenzione con futili ricompense, lussuriose lusinghe, deplorevoli inganni. Poiché la libertà è schiavitù, l’ignoranza la vera forza.  (Liviu Rarunchi)

18.1-01.2.2011/COMUNICAZIONE E COMPORTAMENTI: 3 INCONTRI


In collaborazione con DAC e ADP (Diritto A Comunicare e Associazione Diritti Pedoni)

18 gennaio – 1 febbraio 2011

DIALOGHI SU COMUNICAZIONE E COMPORTAMENTI

a cura di Enrico Giardino

ciclo di 3 incontri su potenzialità comunicative  e diritti connessi

presso Biblioteca Franco Basaglia – Via F. Borromeo 67,  ROMA tel. 0645460371

18 gennaio 2011-  ore 17 – 20

Selezione dei messaggi ricevibili

25 gennaio  2011 – ore 17 – 20

Composizione dei messaggi autoprodotti

1 febbraio 2011 – ore 17 –  20

Il contesto comunicativo multimediale

INGRESSO LIBERO E GRATUITO – SU PRENOTAZIONE

“Le nostre convinzioni, emozioni e comportamenti – individuali e collettivi- sono influenzati dai messaggi che riceviamo ogni giorno. Questi hanno un carattere ambiguo ed ambivalente : possono essere falsi, devianti ed omissivi ; oppure veritieri, illuminanti, coerenti con valori ed esigenze popolari condivise. Una analoga influenza riguarda i messaggi che noi stessi trasmettiamo e le azioni che conduciamo. Riconoscere questa ambiguità/ambivalenza è essenziale , ma non è facile per una serie di motivi : il contesto economico e mediatico  dominante (propagandistico e povero); la mancanza di strumenti di verifica ; la carenza di tempo e di capacità per selezionare i messaggi utili dentro un flusso invasivo e accattivante

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UE:UNA FEMMINISTA ROMENA ISPIRA L’EUROPA


Michaela Miroiu

Michaela Miroiu, Romania
Proprio come Don Chisciotte, anche Michaela Miroiu sembra non smettere mai la ricerca dell’avventura. Professore di filosofia sotto la Dittatura di Ceausescu, dopo il 1989 divenne una delle difenditrici più esplicite dei diritti delle donne in Romania. Miroiu ha detto che durante il dominio sovietico, i libri, i liberi pensatori e la conoscenza sono stati la sua fuga – e ora, sono il combustibile che mantiene acceso il suo percorso. Nonostante il riconoscimento internazionale per la sua ricerca e diverse borse di studio per studiare all’estero, è sempre tornata in Romania, dicendo: “Ho imparato come  fanno gli altri e lo portai con me. “

(€UROITALIA – ROMA, 12.01.2010). Women inspiring Europe: vengono da luoghi diversi come Svezia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna, Portogallo, Polonia, Bulgaria, Romania, Finlandia e Malta.

Nonostante la loro diversa origine, ogni pagina del calendario racconta una storia che ha un tema ricorrente: la lotta contro la discriminazione femminile. 

Nuovo anno, nuovi calendari.

Calendari di tutti i tipi, fatti da uomini ma soprattutto da donne. Ma questa volta non si tratta del solito “calendario”, nell’accezione particolare con cui è usato il termine per indicare il più delle volte una raccolta di foto di nudo, di donne che mettono in mostra il loro corpo in varie pose per illustrare i dodici mesi in maniera del tutto sessuale e trasgressiva.

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