REPORTAGE: Il muro di Berlino della stampa è caduto


E non sara’ ricostruito, assicura redazione di ‘Le Quotidien’

ANSA – dell’inviata Anna Lisa Rapana’ – 18 gennaio 2011

La redazione de Le Quotidien
La redazione de Le Quotidien
 

TUNISI – ”E’ caduto il muro di Berlino dell’informazione e non sara’ piu’ ricostruito”, qualsiasi cosa accada. Lo assicurano nella redazione del giornale tunisino ‘Le Quotidien’, dove da giorni una trentina di giornalisti lavorano senza sosta e da quando e’ in vigore il coprifuoco in redazione dormono anche. Perche’ adesso la libera stampa, imbavagliata per anni in Tunisia, e’ un fatto. L’argine si era rotto con il discorso di Ben Ali alla vigilia della sua fuga del Paese, quando, forse vedendosi crollare la terra sotto i piedi, aveva cominciato ad allentare la corda promettendo di togliere la censura su Internet. Gia’ due ore dopo si aprivano i siti di Reporters Sans Frontieres, di al Jazira, di radio Kalima, addirittura Wikileaks e Facebook funzionavano alla perfezione.

Da ieri, pero’, non esiste piu’ il ministero dell’Informazione, strumento di censura nei 23 anni di regime ed e’ stata garantita la ”liberta’ totale di stampa”. Lo ha annunciato il primo ministro Mohammed Ghannouchi, insieme con la designazione del ‘governo di unita’ nazionale’ le cui sorti sono pero’ gia’ in bilico. Ma, ”qualsiasi cosa accada, il castello di carta e’ crollato” dice Lotfi Touati, vicedirettore di ‘Le Quotidien’. Oggi a Tunisi i giornali in edicola non si trovano ancora, ma sono usciti tutti. Il problema e’ la distribuzione, per alcuni impossibile a causa del coprifuoco che impedisce ai mezzi di circolare. Nella sede di ‘Le Quotidien’, nel centro di Tunisi, con le porte sbarrate e le finestre chiuse contro il fumo dei lacrimogeni proveniente dalla strada, reporter entrano ed escono con aggiornamenti sulle manifestazioni in citta’, mentre i caporedattori sono incollati alla tv dove compaiono per la prima volta persone note ma i cui volti non si erano mai visti in video. ”In pochi giorni e’ cambiato tutto.

Anche la televisione e’ cambiata, usa un altro linguaggio. Adesso in video, intervistati, compaiono anche esponenti dell’opposizione. Fino ad ora era completamente vietato interpellarli e mostrarli”, spiega il vicedirettore del giornale che, pur essendo un organo di stampa legale, nato nel 2001 per iniziativa di un giornalista, oggi ha tutto un altro volto e un altro tono. Bandita era invece Radio Kalima, considerata voce del dissenso e per questo chiusa. Ma questa mattina lo staff dell’emittente tunisina, guidato dalla sua direttrice Sihem Bensedrine, ha forzato i sigilli messi dalla polizia di Ben Ali e si e’ riappropriato dei suoi locali chiusi dal 2009.

La radio aveva continuato a lavorare con redazioni installate in Europa, mentre diversi suoi giornalisti sono stati arrestati piu’ volte -come molti altri colleghi tunisini-, compresa la direttrice, militante dei diritti umani, che dopo un esilio forzato in Spagna e’ riuscita a rientrare in Tunisia soltanto il 14 gennaio scorso, il giorno della fuga di Ben Ali. Intanto al giornale cominciano ad arrivare le voci delle dimissioni di ministri appena nominati, poi le conferme. L’opposizione non riconosce il governo. La situazione e’ fluida, gli sviluppi in corso, per decidere la prima pagina si deve aspettare ancora. Come in un quotidiano ‘vero’, per dare quelle notizie fino ad ora taciute in Tunisia: nell’era Ben Ali (fino a pochi giorni fa) nei titoli i verbi erano tutti nel tempo infinito, qualche fatto di cronaca nera compariva solo sulla stampa in arabo, ma mai nomi, dettagli, racconti. La stampa era fatta di proclami. ”Indietro non non si torna piu”’.

NUOVA LINFA PER LA SCUOLA DEL TEATRO STABILE DI TORINO


(€UROITALIA – TORINO, 18.01.2011). Un polo formativo di eccellenza a livello nazionale ed europeo”. Così Evelina Christillin, presidente della Fondazione Teatro Stabile, ha definito oggi in Commissione Cultura (presidente Luca Cassiani) la Scuola di Alta Formazione per attori del Teatro Stabile di Torino, fondata nel 1992 da Luca Ronconi e attualmente ospitata alle Fonderie Limone di Moncalieri.

Nella seduta della Commissione sono intervenuti a illustrare le attività della Scuola e del Centro studi e ricerche, oltre alla presidente Evelina Christillin, il direttore organizzativo della Fondazione Teatro Stabile Filippo Fonsatti e il direttore della scuola: l’attore e regista e Valter Malosti, in questi giorni in scena al Teatro Carignano, insieme all’attrice Valeria Solarino (ex allieva della Scuola torinese), nello spettacolo “La signorina Julie” (regia dello stesso Malosti).

Assente giustificato il direttore artistico dello Stabile, Mario Martone (il regista è impegnato oggi nella messa in scena della “prima” al Teatro alla Scala di Milano dello spettacolo “Cavalleria rusticana – Pagliacci”).

In apertura dei lavori, la presidente Christillin ha annunciato di avere appena ricevuto un finanziamento triennale da 390.000 euro da parte del gruppo bancario Intesa Sanpaolo proprio per sostenere le attività di eccellenza del polo formativo dello Stabile (130.000 euro all’anno dal 2010 al 2012). I 130.000 euro annui del contributo, sommati agli 88.000 euro annui dell’Unione Europea (tramite la Provincia di Torino) e ai 20.000 euro annui delle quote versate dagli allievi (1.000 euro all’anno per ognuno dei 20 allievi) permettono alla Scuola di Alta Formazione di essere completamente autonoma dal punto di vista finanziario (senza bisogno di ricevere aiuti statali).

Malosti, succeduto nella direzione della Scuola a Mauro Avogadro nel maggio 2010, ha quindi sottolineato la grande qualità della struttura: una “fabbrica dei talenti dello spettacolo”. Si tratta un vero e proprio “campus teatrale”, che include una sala spettacoli da 100 posti, sala per la danza, sala musica, mensa, aule didattiche, spogliatoi, un’ampia area verde e una foresteria composta da 12 appartamenti in grado di ospitare 32 persone (gli allievi della scuola – che pagano 200 euro al mese per un appartamento con due letti – o compagnie teatrali, come è avvenuto nei giorni scorsi con il regista Cesare Ronconi e gli attori dello spettacolo “Caino”).

La scuola, accredita come agenzia formativa a livello internazionale (certificata TUV Nord ISO 9001) – ha spiegato Malosti – ospita come docenti importanti attori e registi, sia italiani (Mario Martone, Sandro Lombardi, Sonia Bergamasco, Mario Missiroi, Roberto Herlitzka, Michele Di Mauro) che stranieri. Tra questi ultimi, hanno tenuto seminari Nikolai Karpov, direttore della Scuola di biomeccanica teatrale del Gitis di Mosca, l’attore anglo-francese Bruce Myers e Thomas Richards del Workcenter di Jerzy Grotowski.

Gli ex allievi della Scuola spesso vengono impiegati dallo stesso Teatro Stabile nelle proprie produzioni. Ora – ha detto Fonsatti – sono una ventina gli ex allievi attualmente scritturati per rappresentazioni teatrali.

Oltre alla scuola di Moncalieri, il Teatro Stabile vanta un Centro studi e ricerche tra i migliori d’Italia. Ospitato nello stesso edificio del Teatro Gobetti, il Centro comprende una biblioteca teatrale con 28.000 volumi (aperta a tutti, dal lunedì al venerdì), un archivio documentario dello spettacolo (contiene oltre 30.000 dossier) e un archivio storico del Teatro Stabile (con tutti gli spettacoli – oltre 350 – e le attività dello Stabile dal 1955 a oggi: copioni, foto, locandine, registrazioni audio e video, bozzetti, rassegne stampa, ecc.).

Al dibattito in Commissione Cultura hanno partecipato Luca Cassiani, Marco Grimaldi, Piera Levi-Montalcini e Giulio Cesare Rattazzi, che ha ricordato con piacere il periodo in cui Malosti era docente di informatica all’Istituto Avogadro di Torino, di cui Rattazzi era allora preside.

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Giuseppe, Marco e… Mohamed, gli imprenditori più diffusi a Milano


يا بلدي 美麗 Madunina

La Camera di Commercio di Milano ha fotografato le imprese della città per nome e cognome. Emerge una Milano sempre più multietnica, dove per la prima volta un nome straniero risulta fra i 3 più diffusi tra i titolari di nuove imprese nate negli ultimi 5 anni nel capoluogo lombardo. Si tratta di Mohamed con 859 imprese.

Considerando l’intera storia del tessuto imprenditoriale cittadino non pare enorme il distacco dal primo e dal secondo in classifica. L’imprenditore per eccellenza si chiama Giuseppe (con 1.046 ditte individuali), seguito da Marco (978). Maria, prima tra le donne, è al 4° posto con 854 nuovi titolari. Subito dopo c’è Abdel con 816.

Guardando ai cognomi i Colombo (con 143 imprese) staccano nettamente i Russo e triplicano i Brambilla (fermi a 46).

Ma la presenza di nomi stranieri si fa sentire soprattutto in alcuni settori specifici. E così si scopre che nella ristorazione il signor Hu è il nome più diffuso, prima di Maria e di Giuseppe, e che nello stesso settore tra i primi 20 nomi ben 7 sono stranieri (da Abdel a Zhou a Ibrahim passando per Chen e Ahmed). Anche nell’edilizia tra i primi 10 nomi 2 sono stranieri (con al 5° posto ancora Mohamed). Il nome Maria risulta il più diffuso sia tra i bar (dove al 3° posto troviamo ancora una volta il nome Hu) che tra i parrucchieri e i servizi di bellezza, così come tra i panettieri.

Sono questi i principali dati che emergono da una elaborazione del Lab MIM (Laboratorio Monitoraggio Imprese Milanesi) della Camera di Commercio di Milano sul Registro imprese nel 2010.

Fonte: L’informazione facciamocela noi

(PS: Il titolo del post non è un errore di stampa… La traduzione è: “Oh mia” (in arabo) “bela” (in cinese) “Madunina” (in italiano). “Oh mia bela Madunina” è la canzone simbolo di Milano. Noi l’abbiamo immaginata cantata dagli imprenditori Mohamed (arabo), Hu (cinese) e Giuseppe (italiano)