Lutto nella famiglia Pontificia e nella società romana.
(EUROITALIA – ROMA, 1 NOVEMBRE 2011, Simona C. Farcas) – E’ mancato don Francesco. Requiem!
Nipote omonimo dell’avvocato concistoriale coautore dei Patti Lateranensi fratello dell’allora segretario di stato e successivamente Papa Pio XII (1939-1958) il Pastor Angelicus, Defensor Civitatis.
Don Francesco era l’attuale capo della storica famiglia romana, nobilitata da Pio IX in persona di don Filippo, per fedeltà ed alti servigi resi soprattutto durante la fuga dello stesso Pontefice a Gaeta (1848-49), e successivamente in persona di don Francesco, dal Re Vittorio Emanuele III per i meriti quale artefice giuridico e diplomatico della Conciliazione del 1929; principe e marchese, nobile, nobile romano, nobile di Acquapendente, nobile di Sant’Angelo in Vado, gentiluomo di Sua Santità e cavaliere d’onore e devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta; settantadue anni, sposò Giorgia Carolei, figlia del leader storico romano dei cavalieri del Santo Sepolcro avvocato Franco Carolei, e della contessa Annamaria Cantuti Castelvetri. Lascia i figli don Marcantonio (nome del nonno paterno che fu avvocato rotale e generale della Guardia Nobile), il quale diventa capo della casa, e donna Eugenia, di 19 e 17 anni. Notevole l’emozione che il lutto di casa Pacelli lascia tra i romani, specialmente tra la nobiltà romana e residente a Roma, devoti alla memoria di tanto illustre famiglia e nella Curia, dove cariche e ruoli tradizionalmente ricoperti dai Pacelli, famiglia di giuristi, sono tuttora motivo di particolare legame e rispetto. Il Principe Pacelli era, tra l’altro, a capo della Congregazione Mariana dei Nobili, costituita presso la chiesa del Gesù; che riunisce il patriziato romano impegnato senza clamore in opere di pietà, assistenza e beneficenza, specialmente a famiglie disagiate e indigenti di ogni ceto e condizione.
Abbiamo domandato al conte Fernando Crociani Baglioni, al nobile Ernesto Liccardi Medici e ad altri esponenti del patriziato romano quale fosse il sentimento comune dei romani verso il loro Papa concittadino, che li confortò e difese durante la guerra, i bombardamenti e la persecuzione razziale degli israeliti. Tutti rispondono, “che sia presto Beato il Papa dell’umanità sofferente, il nostro Papa Santo Pio XII Eugenio Pacelli”. Certamente era questo anche il pensiero del pronipote principe don Francesco, custode e difensore di tanto retaggio, il quale ne riordinò il carteggio e tutta la documentazione di archivio storico familiare; il degno erede cui Roma tributerà le esequie secondo la tradizione, more nobilium. Con quella solennità che sembra discendere dal Cielo, che ha chiamato a Sé il Principe Romano proprio nel giorno in cui Pio XII decretava all’anno Santo del 1950 il Dogma dell’Assunzione di Maria Vergine.
I funerali si terranno a Roma giovedì prossimo, 3 novembre, alle ore 11, nella cappella palatina del Sovrano Militare Ordine di Malta, in piazza del Grillo, 1.
Tratto e riassunto nei refusi dall’articolo “I nobili di Roma Viaggio tra le famiglie degli aristocratici e nei loro segreti centenari” pubblicato su Il Tempo il 02/08/2009
Link: http://www.iltempo.it/spettacoli/2009/08/02/1054661-francesco_pacelli_principe_diviso_beneficenza_cinema.shtml
“FRANCESCO PACELLI, IL PRINCIPE DIVISO FRA BENEFICENZA E CINEMA
Dalla Congregazione che assiste i poveri alla giuria del David di Donatello
Quando si pronuncia l’illustre cognome Pacelli non c’è romano (ma neanche cittadino del mondo) che non si ricordi il grande Papa, quello (senza nominare le straordinarie cose che fece per onorare il suo Pontificato) che, nel terribile 19 luglio 1943 , giorno del bombardamento degli alleati su Roma, in mezzo al popolo del quartiere S. Lorenzo e a rischio della vita, macchiò la candida veste di sangue per portare conforto ai suoi parrocchiani. Gesto per cui il Papa fu denominato “defensor civitatis”. Pio XII è prozio del principe e marchese Don Francesco Pacelli, nobile romano, di Acquapendente e di S. Angelo di Vado, Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta e gentiluomo di sua Santità… […] Don Francesco non è uno di quei nobili romani […] che passano il loro tempo divisi fra il Circolo della Caccia e l’amministrazione dei propri beni. Da piccolo andava spessissimo a trovare il suo grande prozio, racconta. «Una volta, adolescente, fui nella Sala delle Benedizioni in Vaticano durante un’udienza concessa da Pio XII per il primo centenario del collegio S. Giuseppe di Roma. Ecco la foto che ritrae l’avvenimento: mio padre Marcantonio e il Pontefice sorridono ricordando quando da piccolo, fui attratto inesorabilmente dal colore bianco dell’abito del Papa e dall’altrettanto candida pelle d’orso stesa sul pavimento del suo appartamento privato, orso che digrignava i denti come se fosse vivo e che io non mi azzardai a toccare». Per 38 anni il principe ha lavorato in una grande compagnia di assicurazioni italiana, dall”87 al ’91 è stato consigliere di amministrazione, con l’incarico di distribuire personalmente i sussidi, di una delle più note Congregazioni che si adoperano concretamente per l’assistenza dei poveri, e per 25 anni ha fatto parte della giuria del David di Donatello. […] La famiglia di Don Francesco, con la bellissima moglie, Giorgia Carolei, e i due figli Don Marcantonio e Donna Eugenia, è sempre vissuta, come il suo capofamiglia, all’insegna di una signorile riservatezza senza nessun gossip da riportare. Marcantonio, il padre di Don Francesco, principe e marchese romano, sposò Gabriella Ricci Bartoloni, nobile di Pesaro, ed oggi conta cinque generazioni di antenati. Il titolo di Marchese gli fu concesso da Papa Pio XI, quello di Principe da re Vittorio Emanuele III. […] la storia della sua famiglia (l’unica famiglia principesca al mondo che ha lo stemma interzato, ovvero unito per un terzo a quello della Santa Sede) ricordando le mostre da lui curate e dedicate all’illustre prozio. La prima nel 2008, in occasione del CINQUANTENARIO della morte di Pio XII, con oggetti rari e documenti di famiglia, che si è potuta ammirare in Vaticano, nel braccio di Carlo Magno; la seconda, sempre nel braccio di Carlo Magno, nel febbraio del 2009, dedicata agli ottanta anni dello Stato della Città del Vaticano. Don Francesco è anche prefetto della Congregazione Mariana dell’Assunta (in seguito chiamata dei Nobili) che «nacque la notte di Natale del 1593, in una piccola chiesa preesistente, annessa all’erigenda Chiesa del Gesù. Ora nella sede della Congregazione, nella magnifica Cappella dove Pio XII andava a pregare da giovane sacerdote, il direttore, il padre gesuita Ottavio De Bortolis, officia tutte le messe e gli eventi religiosi per i congregati (anche ex-allievi dei gesuiti); al pianterreno della casa, in piazza del Gesù, nella quale S. Ignazio passò i suoi ultimi anni di vita. Un illuminante libro, scritto dal prefetto, enumera tutti i congregati dal 1600 ai giorni nostri. Oltre che al culto mariano, alla preghiera e alla condotta di vita ispirata ai dettami del Vangelo, la Congregazione dei Nobili si occupa anche della costruzione delle fantastiche e macchine semoventi a sorpresa, tipiche del XVII e XVIII secolo; uno spettacolo che in passato veniva offerto al popolo che, spesso analfabeta imparava, divertendosi, la storia della città eterna e delle sue date religiose, per esempio, durante la Quaresima. Nella Settimana Santa, che segnava la fine della Quaresima, le macchine piene di sorprese si animavano con un effetto spettacolare. Ne è rimasta una, ancora funzionante, nella Chiesa del Gesù a Roma. Quando si anima la macchina cominciano gli effetti speciali migliori persino di quelli di un film americano, e l’altare di S. Ignazio sembra muoversi e ruotare. «Anche il Bernini fu un congregato dell’Assunta, in quel periodo costruì anche lui una grande macchina, commissionata da Papa Gregorio XV, che trasformò Castel Sant’Angelo in un’autentica meraviglia. Altro celeste congregato fu Ludovico Ariosto». Segno che non si doveva essere necessariamente nobili per vivere la vita della Congregazione, ma uomini credenti e dall’animo eccezionale. Ecco perché Don Francesco Pacelli ne è l’impeccabile Prefetto.”
IN MORTE DI UN AMICO
di Andrea Tornielli
Ieri all’ora di pranzo, mentre mi trovavo a Londra – dove sono andato con la mia famiglia a trovare mia figlia più grande che ha cominciato lì l’università -mi ha raggiunto la telefonata di Giorgia Pacelli Caroleo, la moglie di Francesco Pacelli, pronipote di Pio XII, che mi ha comunicato la morte del marito.
Francesco Pacelli era stato colpito qualche mese fa da una grave emorragia cerebrale. A fine agosto si era ripreso e aveva iniziato la riabilitazione, ma nuove complicazioni sono subentrate quando tutto ormai lasciava ben sperare. Se n’è andato alla vigilia del 1° novembre, festa d’Ognissanti, giorno in cui 61 anni fa Pio XII proclamava il dogma dell’Assunta.
Sono molto grato a Francesco per la disponibilità e l’amicizia che mi ha dimostrato. Nel 2006 mi mise a disposizione l’archivio di famiglia, che con cura certosina e passione aveva cominciato a sistemare, ordinando ogni cosa. Al momento della nomina a Segretario di Stato, nel febbraio 1930, Eugenio Pacelli si era trasferito a vivere in Vaticano, ma aveva lasciato nella casa del fratello – dove aveva mantenuto due stanze per sé – un baule di carte, documenti, lettere.
Questo materiale non è mai andato in Vaticano, ma è rimasto nella disponibilità della famiglia. Francesco Pacelli me l’ha messo a disposizione mentre lavoravo alla corposa biografia di Pio XII (pubblicata da Mondadori nel 2007). Ho trascorso giornate intere nel seminterrato della casa della famiglia Pacelli, dove Francesco aveva sistemato l’archivio, poi trasportato nel piano nobile. Ho potuto visionare e fotografare tutto ciò che mi serviva, potendo sempre contare sul suo aiuto di studioso infaticabile e attentissimo delle vicende dei Pacelli.
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CONCORDATO – PATTI LATERANENSI – ANNO 1929
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1929h.htm
Il Trattato digitalizzato
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1929n.htm