ROMANIA, IL RITUALE NATALIZIO DEL COLINDAT MASCHILE, PATRIMONIO DELL’UNESCO


TimbruBuhaiul

Dal 2013, il rituale natalizio romeno e moldavo del colindat maschile in gruppo, fa parte del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità (UNESCO).

Ogni anno, le festività natalizie, di vigilia e di capodanno, sono motivo di grande gioia e divertimento.  In ogni angolo del paese, hanno luogo una serie di eventi pittoreschi folkloristici carichi di valori e significati profondi per il rapporto dell’uomo con la natura e con il mondo circostante. La Romania ha conservato tradizioni, rituali, canti ed esempi di maschere tipiche notevolmente arcaici. La seconda metà di dicembre, è un momento ricco di costumi tradizionali, diversi da una zona all’altra del paese e di abitudini antiche, ereditate da tempi lontani e praticate ancora oggi, alle quali partecipa l’intera comunità, in particolare i bambini.

A Natale si concentra un numero maggiore di riti e usanze: il via è dato dalla festa di San Nicola (i bambini lustrano le scarpe che vengono riempite da San Nicola di caramelle) la macellazione del maiale, poi gli auguri fatti con l’aratro, andando di casa in casa con diverse forme di “Tanti Auguri, schioccando le fruste e facendo un lungo augurio che parla della successione dei lavori agricoli, l’albero natalizio, lo scambio di doni portati da Babbo Natale, la notte del 24 dicembre o al mattino del giorno di Natale. Durante la notte, al corteo degli urători (auguranti) si affiancano ragazzi mascherati, con vesti molto fantasiose, raffiguranti le più bizzarre creature mitologiche. Essi percorrono i villaggi alla vigilia di Capodanno e il primo dell’Anno, in una specie di rievocazione delle vecchie feste legate al culto della fertilità.

In particolare, la sera del 24 dicembre, la vigilia di Natale, i bambini romeni vanno a colindare: salgono su un carro con le ruote in legno trainato da cavalli e, passando di casa in casa, cantano le melodie natalizie. La gente esce dalle case all’udire i bambini cantare, e dà loro in cambio dolci, soldi e frutta secca. Inoltre è usanza credere che gli animali, la notte di Natale, parlino tra loro; per questo in alcune zone le persone si travestono con maschere rappresentanti orsi, lupi e pecore al fine di riuscire ad avvicinarsi ai veri animali e ascoltare la loro conversazione.

Dal 2013, l’antico rituale natalizio del colindat in gruppo maschile, di Romania e Moldavia, fa parte del patrimonio culturale immateriale dell’umanità (UNESCO). Ecco il comunicato sul sito dell’UNESCO:

Le colindat de groupe d’hommes, rituel de Noël

Inscrit en 2013 (8.COM) sur la Liste représentative du patrimoine culturel immatériel de l’humanité

Chaque année, avant Noël, des groupes de jeunes hommes se rassemblent dans les villages de Roumanie et de la République de Moldavie pour se préparer au rituel du colindat. Le soir de Noël, ils se rendent de maison en maison, exécutant des chants festifs. Après avoir chanté, les membres du groupe se voient offrir des présents rituels et de l’argent par leurs hôtes. Les chants ont un propos épique, adapté aux spécificités de chacune des maisons visitées. Les pratiquants du rituel chantent également des chants spéciaux, de bon augure, à l’intention des jeunes filles célibataires et dansent avec elles, cette pratique étant considérée comme pouvant les aider à se marier l’année suivante. Le colindat s’exécute parfois en costumes, accompagné par des instruments de musique et agrémenté d’une chorégraphie. Les groupes de jeunes hommes (traditionnellement célibataires) sont les principaux détenteurs et praticiens de l’élément ; des hommes expérimentés, habituellement anciens meneurs de groupe, sont responsables de l’entraînement du groupe. Les chansons rituelles sont apprises lors de répétitions quotidiennes à partir du jour de formation du groupe, et ce jusqu’à la veille de Noël. Dans certaines zones, les enfants sont autorisés à assister aux répétitions et apprennent ainsi le répertoire. En plus de véhiculer les vœux pour la saison nouvelle, cet héritage culturel joue un rôle important de préservation de l’identité sociale et de renforcement de la cohésion.

  • Le colindat se transmet de génération en génération de manière non formelle ; il apporte aux pratiquants du rituel dans les villages de Roumanie et de la République de Moldova un sentiment d’identité et de fierté ;
  • L’inscription du colindat sur la Liste représentative contribuerait à assurer la visibilité du patrimoine culturel immatériel et à favoriser le dialogue entre les communautés des deux États ;
  •  Des mesures de sauvegarde sont élaborées par les deux États, comprenant aussi bien des mesures réglementaires que le renforcement des institutions, caractérisées par la participation active des pratiquants dans les communautés ;
  •  La candidature a été préparée en coopération avec les experts, les associations de la société civile et les communautés ; ces dernières ont donné leur consentement libre, préalable et éclairé ;
  •  Le colindat est inclus en Roumanie dans l’Inventaire national du patrimoine culturel immatériel, géré par le Centre national pour la préservation et la promotion de la culture traditionnelle et en République de Moldova, dans l’Inventaire national du patrimoine culturel immatériel, maintenu par le Ministère de la culture.
  • Fonte: www.unesco.org

 

Le popolazioni rurali della Romania avevano, fino a pochi decenni fa, un’economia agricolo-pastorale, con sopravvivenza di antiche tecniche e strumenti (l’aratro ligneo senza ruote con la punta indurita al fuoco, i forni d’argilla, le macine a mano ecc.). I pastori, durante la transumanza, usavano, e in parte usano ancora, particolari capanne (stâne), dove in un apposito ambiente si confezionano i formaggi che, una volta pronti, vengono pressati e conservati entro pelli. Laddove non siano intervenuti i violenti e spesso drammatici mutamenti imposti dal potere politico negli anni 1950-90, l’abitazione rurale è di struttura variabile, secondo il censo: in alcune zone della pianura danubiana si incontrano ancora le antiche dimore di argilla e di terra. Altrove prevale un tipo di abitazione a balconata anteriore, attraverso la quale si accede agli ambienti interni; questi hanno le pareti circondate da panche e adorne di specchi, icone, tappeti.

 Il costume varia da luogo a luogo: caratteristici dell’abbigliamento femminile le bellissime camicie ricamate e il doppio grembiule, di quello maschile gli stretti pantaloni bianchi e il corpetto di pelle di pecora. Nelle leggende, nelle credenze e nella letteratura si notano sovrapposizioni e influssi romani, bizantini, slavi, cristiani ecc. sull’antico patrimonio dei Daci. Diffusi la credenza nel diavolo, al tempo stesso antagonista e collaboratore di Dio, con potere notturno, capacità di incarnarsi in vari animali e di rendere gli uomini ossessi; come anche il timore delle streghe e dei licantropi. Tracce di magia si riscontrano nei riti agresti. Abbastanza ricca e varia la letteratura popolare: colinde, ossia stornelli augurali con parti epico-drammatiche, cantati da giovani uomini nel periodo tra Natale e Capodanno; racconti agiografici o storico-leggendari; liriche; epigrammi mordaci che ragazze e giovanotti si scambiano durante un caratteristico ballo in tondo (hora). La danza è di solito accompagnata dal canto: in alcune zone si usa il flauto, più raramente cornamuse e zampogne.

Per le feste del solstizio d’inverno si intonano le colindat, canti augurali con accompagnamento di strumenti o esclusivamente strumentali su testi leggendari, mentre in primavera e in estate si eseguono la paparuda, un misto di canto e danza per invocare la pioggia, lo scaloian, per propiziare la fertilità dei campi, e il calus, danza rituale per festeggiare il ritorno dell’estate. Danza nazionale è la hora, ballo in tondo forse di origine greco-romana, mentre tra gli strumenti popolari si ricordano vari tipi di scacciapensieri (drimba), il corno bocium, simile all’Alphorn, il muscal (flauto di Pan) e il salterio ţambal.
Le maschere sfilano soprattutto a carnevale o nel ciclo dei “Dodici giorni” (da Natale all’Epifania).
Non solo in Romania, ma anche in Grecia, in Macedonia, in Bulgaria e in Serbia, i partecipanti alle mascherate si coprono con pelli di capra e indossano una maschera o un berretto-maschera con due rami attaccati a guisa di corna e con ornamenti di piume. Essi sono soliti scuotere campanacci e sonagli che portano sulle spalle. In Ungheria, per esempio, hanno luogo forme di manifestazioni drammatiche che fanno perno su personaggi mascherati in modo spaventoso, che si dispongono in parate.
In Romania sopravvive la tradizione delle mascherate rumorose, che si presentano, in alcune zone, dei copricapo diabolici e pelosi provvisti di corna.
In Transilvania sono conosciute delle maschere che rappresentano gli uomini vecchi. Queste maschere sono fatte di tela grezza, sono munite di denti realizzati con dei semi, e vengono completate con barbe costituite con fibra di canapa. Sempre in Transilvania, sono presenti i căluşari o căluţi, una sorta di cavallucci in legno protagonisti della festa di Capodanno. Il cavalluccio è accompagnato da un personaggio che rappresenta un pazzo, da un uomo-donna assieme e da un gruppo di danzatori che inscenano una battaglia rituale.
Un’altra festa, che prevede la partecipazione dei cavallucci di legno, è diffusa anche presso i contadini polacchi. Essa si svolge nel periodo che segue il Natale e si pensa che abbia tratto le proprie origini dalla venerazione slava del “dio-inverno”, Radegast. La festa prende il nome da Tutron, una creatura immaginaria della mitologia polacca. La testa di Tutron è intagliata su un unico pezzo di legno al quale viene assicurata una mandibola mobile. La testa può essere dipinta con colori vivaci e le orecchie sono spesso ornate di conchiglie. Il cavalluccio è il travestimento preferito dai festaioli, che con questa maschera, si recano da una casa all’altra cantando filastrocche di buon augurio e ricevendo leccornie.
In comune con altre popolazioni slave, romeni e bulgari producono maschere che raffigurano animali quali l’orso, la volpe, il lupo, gli uccelli ed altre creature fantastiche. La loro origine è probabilmente da ricercarsi nell’antica Tracia. Queste maschere vengono indossate durante le festività in onore dell’anno nuovo e in occasione delle cerimonie legate ai riti agrari.  Queste celebrazioni coinvolgono numerosi gruppi di uomini vestiti da animali domestici o selvatici. Durante la festa gli uomini mascherati eseguono delle danze con lo scopo di far crescere il grano alto e producono molto rumore per scacciare l’anno vecchio con le sue forze malefiche.
Fonti:
Enciclopedia Treccani

Il gruppo folcloristico “De la bătrâni cetire” ha organizzato nel 2013, a Torino, una parata delle maschere tipica del periodo post natalizio (“paradă a mascaţilor”). Il direttore del gruppo e coreografo M° Clement Doboş,  invita anche quest’anno i romeni d’Italia ad aderire all’iniziativa riproponendola in altre città:  Firenze, Verona, Milano, Roma… Per far conoscere le nostre tradizioni, le usanze e costumi specifici.

Per chi fosse interessato all’iniziativa, ecco i contatti:

Clement Doboş
E-mail: adcpr2013@yahoo.com
Tel: 3774807010

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