I giovani, essenza e futuro dell’Europa


futuro
L’82% dei giovani europei è interessato alla politica del proprio paese, il 73% alla politica della loro regione e il 66% alla politica europea, secondo l’ultima indagine dell’Eurobarometro 2007. Una gioventù europea piuttosto dinamica ma in generale solo il 5% è iscritto a un partito politico.

I giovani sono l’essenza e il futuro dell’Europa e per riuscire a migliorare la loro partecipazione ai processi di democrazia partecipativa e a implicarli di più nelle problematiche della società civile devono avere un sogno grande quanto l’Europa da realizzare. “I giovani hanno bisogno di un sogno – ha affermato il deputato rumeno Daniel Petru Funeriu (PPE/DE) – una volta che hanno un sogno sentiranno il desiderio di parteciparvi. Ma chi sogna realmente il “sogno europeo”?”.

I principali vantaggi della “cittadinanza europea” per i giovani: la libertà di circolazione, di studio e di lavoro in un altro paese membro… Non vi sembra un po’ troppo poco? Bisognerebbe fare di più… Se teniamo contro che nel 2008 tremila ragazzi romeni hanno abbandonato la scuola italiana per tornare in Romania. Bisogna parlare non tanto di vantaggi quanto di deficit della “cittadinanza europea” per i giovani. Non basta poter circolare liberamente e sapere di poter studiare o lavorare altrove. Manca l’educazione all’accoglienza…cresce l’intolleranza dei giovani nei confronti dei loro coetanei europei.

Il Patto europeo per la gioventù, che s’iscrive nell’ambito della strategia di Lisbona, è una delle iniziative a sostegno dei giovani ed è stato creato proprio con lo scopo di migliorare l’istruzione, la formazione, l’inserimento professionale e l’inclusione sociale dei giovani europei.

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L’informazione e la comunicazione con i giovani resta un tasto dolente. Si è espresso bene il presidente del Forum europeo della gioventù, Tine Radinja: “Dobbiamo creare una cultura della partecipazione. Solo i giovani informati diventeranno dei cittadini attivi”.

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Per le prossime elezioni, ha affermato la deputata austriaca Christa Prets (PSE), “dobbiamo far appello al loro senso di responsabilità”. Contrariamente a quanto si creda, i giovani di oggi, sono informati su molte cose, compresa la politica europea.

Sicurezza è cittadinanza


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Di qualunque nazionalità tu sia, italiana/o romena/o polacca/o tedesca/o bulgara/o francese britannica/o spagnola/o olandese slovacca/o greca/o austriaca/o belga ceca/o ungherese portoghese svedese slovena/o lituana/o irlandese danese finlandese lettone maltese estone lussemburghese cipriotaSiamo tutte/i cittadine/i europee/i!

LA SICUREZZA E’ CITTADINANZA

GIOVEDI’ 5 FEBBRAIO

MANIFESTAZIONE DI FRONTE ALLA RAI
ORE 16 – VIALE MAZZINI 14

in segno di solidarietà a tutte le donne vittime di violenza;
per dire no alla demonizzazione di intere comunità da parte dei media;
per il rispetto del diritto di voto e di informazione dei cittadini europei.

Manifestazione di fronte alla Rai per un’informazione corretta sull’esercizio del diritto di voto dei cittadini comunitari alle prossime elezioni europee e per il rispetto dei diritti della persona contro gli stereotipi razzisti. La violenza si sconfigge con la cittadinanza. Per una comune patria europea!

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Serve più informazione per una integrazione europea


Mi chiamo Danuta Wojtaszczyk e sono caporedattrice del quindicinale per i Polacchi in Italia „Nasz Świat” pubblicato da Stranieri in Italia e vicepresidente dell’Associazione Culturale Comunità Polacca di Roma.

Vorrei ringraziare l’onorevole Rita Bernardini e tutti coloro che hanno reso possibile il nostro incontro di oggi. Ringrazio gli esponenti del parlamento italiano ed europeo e tutti i presenti per aver accettato l’invito del dialogo – con noi, rappresentati di diverse comunità dei cittadini comunitari residenti in Italia.

Perché siamo qui oggi?

Siamo qui perché vogliamo fare il un punto della situazione. E’ qual’é il punto? Il punto è che viviamo in un momento particolare nella storia della civiltà. Le società sono destinate a cambiare e ormai ci sono tanti modi per sentirsi europei. Ci si può sentire italo-polacchi o polacco-italiani o polacchi ed italiani , ci si può sentire italo-romeni, italo-francesi, italo-tedeschi e in tanti altri modi ancora. E’ importantissimo capire che le nostre comunità si riconoscano nei propri valori. E’ noi quali valori vogliamo tramandare ai nostri figli?

Il governo italiano cosa vuole trasmettere ai cittadini italiani?

Negli ultimi tempi sembrano affermarsi in Italia posizioni sempre più ispirate al principio della indesiderabilità dei cittadini stranieri. Non posso purtroppo evitare di constatare che alcuni esponenti del Governo e della Maggioranza abbiano messo in risalto solo gli aspetti negativi del fenomeno dell’immigrazione e che diverse misure messe in atto abbiano decisamente alimentato pregiudizi e malumori verso le comunità degli immigrati in Italia.

Non lo so, forze è anche giusto pensare che ognuno debba tornare a casa sua. E’ magari chissà saremmo tutti più tranquilli se ci chiudiamo ognuno a casa propria a guardare i nostri stretti orizzonti.

Ma se invece noi Europei vogliamo veramente salvaguardare il patrimonio culturale del nostro continente, delle nostre culture, delle nostre lingue e dei valori universali tramandati con tanto sacrificio dai nostri avi dobbiamo imparare a convivere rispettandoci reciprocamente.

Faccio un esempio banale: se vedo qualcuno che sta devastando le aiuole nel quartiere dove abito, come mi comporto? La risposta dovrebbe essere una sola: reagisco e denuncio subito il vandalo. Invece per chi non si sente a casa sua non è così, potrebbe infatti decidere di non fare niente.

Non importa di che nazionalità sia il vandalo nè chi lo ha scoperto a rovinare gli angoli delle città. E’ importante capire che ci vuole l’interesse di chi governa a fare in modo che chi risiede sul territorio nazionale si senta partecipe nella vita sociale di tutti i giorni.

Il modo migliore per insegnare il rispetto è quello di dare il buon esempio. E’ questo il punto. Lo stato per primo dovrebbe dimostrare che il rispetto è un valore fondamentale di un paese civile e democratico.

L’immigrazione in Italia come negli altri paesi dell’UE è ormai un fenomeno strutturale. La partecipazione dei cittadini stranieri alla vita civile, politica, economica e culturale della comunità nazionale è una risorsa positiva, la base reale su cui costruire l’integrazione. In Italia oggi vivono quasi 4 milioni di stranieri di cui un milione sono i cittadini comunitari. E’ ovvio che il diritto al voto è uno strumento fondamentale per sentirsi partecipi alla vita sociale.

Perché si è voluto che tutti i cittadini comunitari abbiano diritto di voto amministrativo non solo nel Paese di provenienza ma anche in quello di residenza all’ interno dell’ Unione Europea? Perchè abbiamo lo stesso obiettivo: quello di salvaguardare la ricchezza del nostro continente e conservare un universo dei valori. In Italia purtroppo questo diritto di voto rimane il più delle volte sulla carta, come denuncia l’interpellanza urgente al presidente del consiglio e al ministro dell’Interno presentata dal Pd e a prima firma dall’onorevole Rita Bernardini.

Perchè accade questo? A mio avviso per il fatto che fino ad oggi c’è stato poco interesse da parte dei governanti per favorire una reale integrazione. Forse non è un caso che alla richiesta di informazione dei cittadini stranieri che vivono in Italia i media non solo non riescono a rispondere, ma tendono ad “inquadrare” l’immigrazione solo come cronaca nera, disagio, o nella migliore delle ipotesi, nelle sue implicazioni economiche e legate al mercato del lavoro. E’ arrivato il momento che lo stato ed i media, come la Rai, non parlino più solo ‘di’ immigrati, ma anche ‘per’ gli immigrati.

Visto il tema del nostro incontro: “Tutti possiamo votare purchè si sappia” chiediamo di:

– lanciare le campagne di comunicazione in diverse lingue per i cittadini comunitari residenti in Italia, in primis sulla Rai.

– più formazione per i funzionari delle amministrazioni locali, che potrebbero anche inviare materiale informativo a casa dei potenziali elettori.

– agevolare la partecipazione alle elezioni.

Qui vorrei spiegare per quale motivo chiediamo di fornirci delle informazioni non solo in italiano ma anche nelle nostre lingue madri. Qualcuno potrebbe dire che è una richiesta mal educata visto che chi è ospite in un Paese prima di pretendere un cosa dovrebbe dimostrare rispetto nei confronti dei padroni di casa. Questo è vero ma come ho detto al inizio viviamo in un momento particolare della storia, sappiamo che le società sono destinate a cambiare è saranno sempre più multietniche. E’ nel nostro interesse contrastare il fenomeno di imperialismo di una cultura sulle altre perché ogni popolo e ogni lingua possiede dei valori che fanno parte del patrimonio di tutta l’umanità.

Nessuna cultura ne lingua è superiore al altra. Ognuna di loro costituisce un nostro tesoro comune che dobbiamo salvaguardare. Noi cittadini europei abbiamo un obiettivo comune: che è quello di salvaguardarle tutte.

Non è un digressione questa che sto facendo ora e vi spiego che c’entra questo discorso con il diritto di voto amministrativo.

Dunque visto che in direzione ci stanno portando i cambiamenti demografici ed economici che stanno avvenendo il tutto il mondo dobbiamo capire che nel interesse di ogni Stato è fare in mondo che tutti i cittadini si sentono partecipi alla vita sociale. In poche parole conviene mettersi in testa non c’è tempo da perdere. Dobbiamo aiutarci a vicenda perché il meglio che possediamo non venga distrutto o perduto.

Tra pochissimi mesi quasi un milione di cittadini comunitari che vivono e lavorano in Italia potrebbero cominciare a sentirsi realmente partecipe nella vita del Paese è responsabile di quello che viene considerato il nostro bene comune. Potrebbe.

Non abbiamo molto tempo per iscriversi alle liste elettorali e molti di noi non sanno anche che possono esercitare questo diritto. Però tutti conosciamo il proverbio: volere è potere. E’ lo Stato italiano cosa vuole?

Grazie per l’attenzione

Entro il 9 marzo la richiesta di iscrizione nell’apposita lista aggiunta


radiorIntervista di Radio Radicale a Simona Farcas, presidente dell’associazione “Italia-Romania, futuro insieme”, su questione sicurezza e comunità romena e bilancio e prospettive riguardo al convegno del 23 gennaio sul diritto di voto degli immigrati comunitari

news
Europa

26.01.2009

Elezioni europee: l’esercizio di voto per i cittadini della Ue residenti in Italia

Scade il 9 marzo il termine per presentare domanda di iscrizione nella lista del comune di residenza. I moduli nella circolare della Direzione centrale dei servizi elettorali

I cittadini dell’Unione europea residenti in Italia, compresi i cittadini dei Paesi di recente adesione, possono votare nel nostro Paese in occasione delle elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia, che si svolgeranno tra il 4 e il 7 giugno 2009, pur non avendo la cittadinanza italiana.

Grazie a una direttiva comunitaria e in un’ottica di integrazione europea, infatti, i cittadini che risiedono in Italia e che rientrano nell’elettorato attivo e passivo alle elezioni del Parlamento europeo, possono esercitare il loro diritto di voto presentando domanda al sindaco della città di residenza. La richiesta di iscrizione nell’apposita lista aggiunta, istituita presso il comune, deve pervenire entro il 9 marzo 2009.

I cittadini dell’Unione già iscritti in occasione delle precedenti elezioni europee possono esercitare il diritto di voto nello stesso comune senza presentare una nuova istanza.

Nella circolare della Direzione centrale dei servizi elettorali n. 2 del 22 gennaio 2009 sono contenuti i modelli per la presentazione della domanda.

Circolare europee: Elezione dei membri del Parlamento Europeo spettanti all’Italia

Elezioni Europee 2009 – Tutti possiamo votare in Italia, purché si sappia!


Relazione della Dott.ssa Gabriela Floria, Università di Roma “La Sapienza”, in occasione del Convegno tenutosi il 23 gennaio, a Roma, presso la Camera dei Deputati, dal titolo “Elezioni Europee 2009 – Tutti possiamo votare in Italia, purché si sappia!”

• Le problematiche connesse all’argomento di questo convegno sono ben note agli addetti ai lavori, così come lo sono state le premesse giuridiche che le sottendono: il vero problema, reale ed impellente, è quello di far pervenire il messaggio a chi questo diritto-dovere deve esercitarlo e fargli percepire l’importanza della sua partecipazione per uno sviluppo positivo della vita e della rappresentatività democratica sia del Paese in cui questi cittadini vivono sia del Paese da cui essi provengono.

• A margine, io sono romena, qui vivo da 10 anni, qui mi sono laureata, qui sto completando un Dottorato di Ricerca all’Università la “Sapienza”, la comunità romena in Italia rappresenta il nucleo più consistente ed importante (almeno numericamente) degli “stranieri” residenti in Italia. Sento di essere e quindi sono, contemporaneamente, cittadina romena, italiana ed europea.

• Ma le argomentazioni, che mi accingo a sviluppare, valgono per tutti i cittadini stranieri residenti in Italia, qualsivoglia sia il Paese di provenienza, comunitario o no, regolare o clandestino sia l’individuo cui sono rivolte e a cui s’appellano. Infatti ciò che si potrà e vorrà fare potrà essere di esempio virtuoso e di stimolo a chi “regolare” vuole diventarlo e a chi desidera veramente integrarsi nella Comunità che lo ospita.

• “Brevi manu”, dopo alcune considerazioni sullo “status quo” e sulle difficoltà burocratico-legislative interposte, mi limiterò a tracciare un percorso virtuoso di adempienze formali ed un appello a che tutti facciano la loro parte, per quanto di loro competenza.

• Il “Corpus juris” di ciascun Stato (nazionale e sovrano) aderente all’U.E. è da tempo soggetto a variazioni ed adeguamenti in relazione ai trattati liberamente sottoscritti. Il recepimento di queste direttive comunitarie, con i relativi passaggi parlamentari e i decreti attuativi susseguenti, rappresenta spesso per l’Italia un momento di rallentamento del processo di adeguamento legislativo e di confusione formale. Mi rivolgo soprattutto ai politici (di ordine legislativo e amministrativo) che vedo presenti in forze, e ricordo loro come altri Paesi, tra cui la Romania, di recente acquisizione all’ Unione, debbano sopportare gli stessi sforzi in tempi scanditi, in assoluto molto più esigui.
Senza contare il fatto che l’Italia è Stato fondatore della CEE e dell’Unione Europea e che i nuovi membri provenienti dal mondo collettivista,
dell’ex cortina di ferro devono superare lo “shock” di un completo riassetto della loro società civile. Questo per dire che i cittadini europei provenienti da Paesi del defunto “socialismo reale”, avvezzi a misure impositive e talvolta coercitive, vanno informati ed istruiti, se possibile, con strumenti chiari, univoci, spogliate queste informazioni dai “bizantinismi” di una burocrazia che, in Italia, talvolta supera l’esempio dei citati maestri.

• Per approfittare di queste onorevoli presenze, e per entrare nel dettaglio, in Italia, si fa un gran parlare di massimi sistemi (tutela delle minoranze, riforma della Giustizia, privacy ed intercettazioni, ecc..), poi ci si dimentica, o si posticipa “ad libitum” di dar seguito a provvedimenti di esigenza sociale come la regolamentazione dello status delle badanti o le questioni burocratiche connesse al rilascio, in tempi biblici, dei permessi di soggiorno e, se vogliamo, un controllo più puntuale sulla situazione del lavoro in nero dei cittadini infra ed extracomunitari. Si promette al cittadino, da sempre, una semplificazione legislativa, ma i risultati sono ben lungi a venire, anzi l’adempimento a normative comunitarie provoca spesso il contrario.

• D’altro canto ci sono le rappresentanze e le legazioni diplomatiche che, porzioni di Patria in territorio straniero, dovrebbero avere in pugno l’esatta situazione e rendere ai propri concittadini residenti tutte le informazioni ed il supporto che loro abbisogna nelle questioni burocratiche di normali relazioni internazionali, ma anche di informazione sui loro diritti civili e politici.
Ci sono le Associazioni le quali non dovrebbero perseguire sogni di potere di parte o di altro genere.

• Oggigiorno non siamo più al tempo dei banditori e delle loro grida; l’informazione e la conoscenza ha fatto crollare imperi monolitici e potenti, seppur controllati. Prima c’erano solo i quotidiani ed i periodici, ora Televisione e Internet possono superare qualsiasi barriera naturale, mentale o ideologica e penetrare direttamente nella coscienza di ognuno. Vi è, però, un grande problema da non sottovalutare, ovvero i cittadini romeni presenti in Italia sono spesso passivi e disinteressati alla politica e a coloro i quali si autoproclamano i loro rappresentanti e i quali prendono decisioni nel nome e per conto della Comunità.
• Allora tutti facciano la loro parte, in un’opera di divulgazione capillare e insistita:
– Ministero dell’Interno ed Enti Locali;
– Ambasciate e Consolati;
– Associazioni;
– Università e Scuole;
– Chiese e luoghi di Culto;
– Singole persone (di spettacolo, di cultura) che, nell’ambito delle loro attività, vengono a contatto con il loro pubblico, con la gente.

• In questa campagna di informazione sono di fondamentale importanza i media (di ogni genere e grado, nazionali e locali ) e coloro i quali hanno accesso ai media (quindi anche voi politici). Per tempo, quindi immediatamente, il Ministero, Enti Locali, Ambasciate allestiscano appositi “spot” da pubblicare con alta frequenza. Tutti gli altri si mettano a disposizione e ne parlino, anche solo per 2 minuti, come intercalare nelle trasmissioni in cui sono invitati, anche in quelle trash.

• L’appello di partecipazione al voto, in fin dei conti questa è anche la mia proposta , affinché ciascuno faccia il suo diritto/dovere di cittadino, potrebbe risvegliare nelle coscienze dei cittadini quel sentimento di appartenenza europea, di questi tempi un po’ sopito. Di per se la sola quota di partecipazione al voto, se sarà sostanziosa e rappresentativa, potrebbe dare un segnale di consenso rinnovato nella politica e nelle sue Istituzioni.

• L’analisi politica dei risultati verrà dopo e ciascuna parte potrà trovare acqua per il proprio mulino.

Gabriela Floria

L’integrazione passa attraverso dove?


«Alcuni sentono con le orecchie, altri con lo stomaco ed altri ancora con le tasche; ce ne sono poi altri che non sentono affatto.»
Kahlil Gibran

“Garantire il diritto di voto ai cittadini comunitari”, si legge nell’interrogazione che la deputata radicale Rita Bernardini ha presentato al Parlamento l’11 novembre 2008, e dopo la tavola rotonda del 17 dicembre, organizzata presso la sede dei Radicali di Roma, ho riordinato un po’ le idee e sto pensando di partecipare seriamente alla campagna di informazione per il diritto di voto alle amministrative ed europee, partendo da alcune premesse:

“La comunità romena è la più numerosa in Italia e su questo non ci piove e la meno rappresentata dal punto di vista dei diritti eh eh…, ma anche la meno tutelata chissà come mai?.
Non esiste, per esempio, uno spazio radiotelevisivo dedicato ai maggiori gruppi di immigrati, non c’è stato sinora interesse per gli immigrati, se non per i fatti di cronaca che discreditano un’intera comunità (come nel caso dei romeni, dove sono bastati alcuni fatti di cronaca nera per sollevare il polverone e buttare fango e odio sull’intera comunità romena e macchiare l’immagine della Romania stessa).
I mezzi radiotelevisivi del servizio pubblico italiani hanno il dovere, o no?, di attivarsi in tempo utile per promuovere campagne di informazione in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, non dico tanto nelle diverse lingue, quanto in italiano, ma che siano campagne rivolte specificatamente ai cittadini comunitari e che li coinvolga, con almeno 120 giorni prima delle elezioni. E, allo stesso tempo, intervistare i maggiori rappresentanti delle comunità dei paesi comunitari, che in prima persona parlino (in italiano) di loro stessi (in quanto individui perfettamente integrati) e di come dovrebbero comportarsi i loro connazionali in vista del voto per il rinnovo del Parlamento Europeo, del voto per le amministrative, invitarli a partecipare, essere attivi ed esercitare i propri diritti perché, altrimenti, si sa, non contano niente.

La stragrande maggioranza dei romeni in Italia guarda la tv romena via satellite e non quella italiana. In questo caso, la campagna radiotelevisiva servirebbe a poco farla in romeno in Italia, ma sarei felice di sbagliarmi, tuttavia, sarebbe molto interessante che la Rai facesse degli accordi, perché no?, con le tv pubbliche degli altri paesi UE, dietro un progetto con fondi europei, le quali, sincronicamente, promuovano la stessa campagna, in italiano in Romania per gli italiani, (dove, per esempio, gli italiani sono la prima comunità immigrata, riconosciuta come minoranza e avente il proprio deputato nel Parlamento…), in romeno, polacco, bulgaro in Italia e così via.

Confermo senz’altro quanto denunciato da Identitatea Românească , che alle elezioni amministrative del maggio 2007, molti Comuni non hanno garantito l’informazione né il diritto di voto per i cittadini comunitari. I funzionari pubblici delle amministrazioni avrebbero bisogno di un po’ di formazione in più…e non solo per questioni legate al voto… Ancora oggi molti romeni vengono trattati come “extracomunitari” in alcuni uffici dell’anagrafe forse perché ci comportiamo come tali? e spesso, per mancanza di informazioni corrette e aggiornamenti sui decreti i funzionari non conoscono risposta alle domande dei cittadini in materia di iscrizione all’anagrafe. Abbiamo proposto e non siamo soli che venga istituito presso gli uffici comunali sportelli per gli immigrati e comunitari (sul modello, per esempio, dello sportello InformaSalute funzionante all’interno del Poliambulatorio della Caritas – ASL RMA1 – di via Luzzati). A questo proposito, ci ha risposto il II Municipio del Comune di Roma, che starebbe già provvedendo a fornire un servizio del genere.
Agevolare una maggiore responsabilizzazione sul piano civico dei cittadini comunitari residenti in Italia – stando all’interrogazione della Bernardini -, è più un sogno che una realtà in divenire, che, senza dubbio, può essere uno degli elementi ottimi di integrazione, ma allo stesso tempo ritengo che l’integrazione e, di conseguenza, la partecipazione attiva dei cittadini europei alla vita sociale e politica italiana, passi, anzitutto “attraverso lo stomaco” (parafrasando il responsabile dei cattolici romeni della Diocesi di Milano che dice: “se i miei fedeli non riescono a pagare l’affitto, trovare un lavoro adeguato alla loro preparazione, non arrivano alla fine del mese… è inutile che io parli a loro di Dio e predichi loro che Gesù Cristo li ama. Anche la fede passa attraverso lo stomaco”. ). Di conseguenza, prima di ogni altra cosa, bisogna garantire i diritti fondamentali delle persone, spesso comunitari, come la dignità, il lavoro, la casa…”

Simona C. Farcas

Anche i rom possono votare…


Qualche mese fa, prima delle elezioni politiche di novembre in Romania, sono venuta a conoscenza di una interpellanza sottoscritta da alcuni deputati PD (Soro, Bernardini, Touadi, Minniti, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti, Beltrandi, Burtone, Marrocu, Melis, Duilio) e presentata al Governo italiano dalla deputata radicale Rita Bernardini (11 novembre scorso), affinché sia garantito il diritto di voto ai cittadini comunitari.

Ero molto contenta che finalmente la questione del voto per i comunitari fosse arrivata in Parlamento e che politici italiani si fossero decisi a darci una mano…anche perché, in questo modo, pensavo tra me e me, avrei potuto dare meglio il mio contributo alla causa…dell’integrazione dei miei connazionali che vogliono vivere in Italia.

Il 17 dicembre 2008, presso la sede dei Radicali di Roma, dove ero presente accanto ad altri miei connazionali, tra cui il sig. Decebal Tanase (in rappresentanza della comunità zingara di nazionalità romena a Roma) e rappresentanti della comunità polacca, intorno ad una tavola rotonda organizzata ad hoc , si è discusso insieme a giornalisti, docenti universitari, politici, rappresentanti di associazioni, della messa a punto di una campagna di comunicazione ed informazione per i cittadini comunitari aventi diritto di voto in Italia: “625.278 romeni, 90.218 polacchi, 40.163 tedeschi, 33.477 bulgari, 30.803 francesi, 26.448 britannici, 17.354 spagnoli…”.

Dal dibattito è emerso che manca totalmente l’informazione…, nemmeno i politici, la maggior parte, non sono a conoscenza del grande numero di cittadini comunitari aventi diritto di voto (circa un milione!). Per parlare di integrazione è importante fare la campagna d’immagine ( es. Romania, piacere di conoscerti), ma è più importante il diritto di voto e la partecipazione alle elezioni, sia attiva che passiva, nonché la corretta informazione.

La soluzione, condivisa da tutti, è di far partire subito una campagna comunicativa per informare i comunitari, compresi i cittadini rrom, che hanno il diritto di votare e che le amministrazioni devono agevolarli con tutti i mezzi. A tale proposito, si è convenuto organizzare un convegno a Roma, previsto per il 23 c.m.

Molti zingari, alcuni provenienti dalla Romania, hanno la residenza nei campi. Ma sono iscritti all’anagrafe? Sì! Bene, allora devono sapere che possono chiedere la tessera elettorale (entro il 9 marzo) per poter votare! E noi faremo di tutto per coinvolgerli e portare loro le informazioni corrette su questo diritto, sancito dalla legge, ma quasi impossibile da esercitare.
E, a proposito degli zingari romeni, Sergio Bontempelli ha pubblicato una spettacolare sintesi, che merita essere letta e diffusa per una migliore conoscenza dell’altro…ma anche di se stessi. Chi sono i Rom di Romania? “La stampa quotidiana e le televisioni ci hanno abituati a parlare comunemente di questo fenomeno migratorio, ma non ci aiutano a capirlo: così, quando si discute di «rom rumeni», a molti verranno in mente ladruncoli, spacciatori, scippatori, violentatori di donne o rapitori di bambini, e poco altro. […] Nella campagna elettorale del 1946, il Blocul Partidelor Democratice (alleanza elettorale guidata dal PC) indirizza agli zingari uno speciale appello, «Fraţi romi şi surori romniţe» (fratelli Rom e sorelle romnì), che invita a votare per il Blocul, e si impegna a contrastare discriminazioni ed esclusioni contro le minoranze”. Ora, facciamo in modo che i rrom possano dimostrare l’altra faccia della medaglia, insieme a noi, per una comune Patria Europea.

Simona C. Farcas

Clicka qui per leggere l’articolo completo di Sergio Bontempelli sui rom romeni.