FOCUS ROMANIA: VITAMINE PER I CONSUMI, BUCAREST HA TROVATO L’ANTIDOTO ALLA CRISI*
Iva abbattuta sui generi alimentari per restituire slancio ai consumi, ma anche riforme, crescita delle esportazioni e un piano ambizioso da 12 miliardi per le grandi opere infrastrutturali (trasporti-energia-ambiente) e un Master Plan Trasporti da 43,5 miliardi di euro per ammodernare il sistema infrastrutturale del Paese. Questa la ricetta che Bucarest ha individuato per rilanciarsi in Europa.
La Romania è pronta a varare un piano ambizioso di circa 12 miliardi di euro per le grandi opere infrastrutturali (trasporti-energia-ambiente) e un Master Plan Trasporti da 43,5 miliardi di euro. Un ambito in cui l’Italia vanta un radicato legame con il Paese e promette di giocare un ruolo di primo piano. Recente visita del Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni a Bucarest e missione Ance, Ice/Agenzia, Oice, Mise, Maeci e Ambasciata.

Paolo Gentiloni e Bogdan Aurescu
Parola d’ordine, ravvivare i consumi. E’ su questo pilastro – oltre che sulle esportazioni e su un piano ambizioso di sviluppo infrastrutturale che promette di andare di pari passo con nuove riforme – che la Romania conta di confermare al 3% la crescita del Pil nazionale anche nel corso di quest’anno, mantenendosi dunque intorno a livelli già raggiunti nel 2014.
L’incentivo principale varato negli ultimi mesi per sostenere la spesa privata è stato un taglio sull’iva dei prodotti alimentari, abbattuta dal 24% al 9%: a fronte di minori introiti impositivi che il governo di Bucarest ha stimato in circa 1,12 miliardi di euro, la decisione dovrebbe garantire ai consumatori una boccata d’ossigeno (oggi circa un terzo della busta paga viene impiegato per acquistare cibo, contro il 18% registrato nel resto d’Europa, vedi tab.1) e consentire di recuperare liquidità da veicolare verso altre voci di spesa. Nelle previsioni, lo sgravio potrebbe infatti riflettersi positivamente in settori considerati nevralgici come quello dell’edilizia, tradizionalmente tra i primi a ripartire in occasione dell’avvio di nuovi cicli economici. Analogamente, potrebbe beneficiarne il mercato dell’auto o quello del risparmio energetico, due fronti sui quali il gap da colmare rispetto al resto d’Europa appare ancora decisamente elevato, dicono gli esperti. 
Naturalmente, nella ricetta del governo di Bucarest non mancano gli stanziamenti per investire sulle grandi opere. In particolare, si punterà a realizzare o potenziare diverse infrastrutture d’interesse nazionale, destinate a generare indotto e a ridurre ulteriormente il tasso di disoccupazione che oggi oscilla tra 6,5% e 7%. (vedi tab. II). Tra le priorità dell’agenda del Ministero dei Trasporti spicca il lancio del Programma Operativo Grandi Infrastrutture che partirà nell’autunno prossimo e che ha un valore di 12 miliardi di euro; è previsto il potenziamento della rete ferroviaria, lo sviluppo di aeroporti di interesse nazionale strategico e la modernizzazione dell’infrastruttura di trasporto navale, oltre che il rafforzamento dei porti sul Danubio e di quelli marittimi (vedi articolo successivo).
Ambito, quello delle realizzazioni infrastrutturali in Romania, dove l’Italia gioca da anni un ruolo di primo piano E’ anche in virtù di questo legame forte e radicato tra i due Paesi che all’inizio dello scorso luglio il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni, si è recato in visita a Bucarest, nell’ambito di una missione organizzata da Ance, Ice-Agenzia e Oice con il sostegno di Mise, Maeci e Ambasciata d’Italia a Bucarest, alla quale hanno preso parte anche 110 imprese italiane. L’obiettivo operativo della due giorni nella capitale balcanica è stato quello di portare a casa nei prossimi mesi risultati concreti favorevoli alle nostre aziende, sia in termini di crescita della loro presenza nelle commesse pubbliche che verranno lanciate di qui ai prossimi anni sia in termini di partnership con imprese locali.
Aprendo i lavori di un importante seminario che si è svolto nel corso della missione, il Ministro Gentiloni ha ribadito che “Italia e Romania sono partner strategici” e che l’Italia “rimarrà sempre al fianco della Romania. Fare business diventa sempre più naturale”. All’incontro era presente il Premier romeno, Victor Ponta, che ha ringraziato gli imprenditori italiani che da sempre guardano con fiducia il Paese, consentendo all’economia di crescere. Erano inoltre presenti all’evento tre Ministri: Mihai Tudose, titolare dell’Economia, del Commercio e del Turismo; Eugen Orlando Teodorovici, Ministro delle Finanze Pubbliche e Marius Nica, Ministro dei Fondi Europei. Sono intervenuti anche quattro Sottosegretari (Salute; Sviluppo Regionale e Amministrazione Pubblica; Economia; Investimenti Esteri e Partenariato Pubblico – Privato), a ribadire come il Governo intenda contribuire concretamente ad approfondire la collaborazione esistente.
Nel corso della sua missione a Bucarest il Ministro Gentiloni ha inoltre avuto colloqui con le massime Autorità romene: il Primo Ministro Victor Ponta, il Ministro degli Affari Esteri Bogdan Aurescu, incontrandosi anche con esponenti di aziende italiane e con la collettività italiana.
A rafforzare la crescita economica della Romania e tamponare il tasso di disoccupazione che a fine 2014 era al 6,8% e
che nei prossimi due anni è previsto in ulteriore contrazione, hanno contribuito nel frattempo anche la ripresa delle esportazioni industriali e i buoni raccolti registrati nel biennio 2013-2014. Per quanto riguarda i rapporti commerciali con l’Italia, nel solo 2014 la Romania ha esportato verso il nostro Paese beni per un valore di 6,2 miliardi di euro (+9,1% rispetto al 2013), importando dall’Italia merci per 6,3 miliardi (+4,3%).
Tra i grandi gruppi industriali italiani che stanno progressivamente incrementando gli investimenti in Romania figurano Prysmian, Tenaris e Pirelli.
Secondo l’ultimo studio del Romanian Trade Registry’s Office (Onrc), alla fine dello scorso aprile l’Italia risultava di gran lunga il principale Paese estero per numero di investitori in Romania, (vedi tab III) con 40.549 imprese (oltre 16.000 quelle attive), era seconda per interscambio commerciale (circa 12,5 miliardi di euro, in crescita del 6,5% rispetto al 2013) e si collocava al settimo posto – con 1,54 miliardi di dollari – nella graduatoria del capitale totale sottoscritto, classifica guidata da Olanda (8,2 mld), Austria (4,7 mld) e Germania (4,6 mld). 
Nel solo 2014, in Romania hanno aperto i battenti 1.799 nuove aziende a capitale italiano e ulteriori 765 sono state registrate nei primi quattro mesi di quest’anno. Senza contare che in Italia ci sono oltre un milione di cittadini romeni residenti e che ogni mese i due Paesi sono collegati da oltre mille voli.
Per quanto riguarda il primo trimestre del 2015, alcune stime preliminari diffuse dall’Institutul Național de Statistica, l’Istat locale, mostrano una crescita del deficit commerciale Fob-Cif di 1,37 miliardi di euro. Nel periodo, le esportazioni hanno raggiunto il valore di 13,8 miliardi di euro (+4,9% rispetto allo scorso anno), a fronte di importazioni per 14,75 miliardi (+6,3%). Il Pil stimato, in termini lordi, è inoltre cresciuto del 4,3% rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Dati ancora più recenti, pubblicati dalla Romania’s Central Bank, hanno inoltre mostrato che nei primi cinque mesi del 2015 si è registrata una crescita del 18% anno su anno degli investimenti esteri diretti, a 1,29 miliardi. L’istituto ha sottolineato come si tratti di una netta inversione di tendenza, considerando che a fine 2014 si era invece registrato un calo dell’11% rispetto ai dodici mesi precedenti, a 2,43 miliardi. Una prova del progressivo ritorno d’appeal verso il Paese arriva da una survey pubblicata da EY, che ha incluso la Romania tra i 15 Paesi europei più attrattivi per gli investimenti dall’estero. La società di ricerca ha anche rimarcato come oggi sia salita in sesta posizione in Europa per creazione di posti di lavoro da investimenti esteri, superando in un solo colpo Spagna, Turchia e Slovacchia.


Stadio Lia Manoliu, realizzato a Bucarest da Astaldi
TANTA ITALIA NELLA GDO RUMENA
Il Made in Italy gode di un’immagine di altissima qualità nel Paese, dove trova importanti sbocchi sia nei ristoranti italiani e nella comunità italiana sia nella fascia di acquirenti locali con maggiore potere d’acquisto (circa il 10% su una popolazione di 20 milioni di abitanti). Numerosi sono i grandi nomi dell’industria alimentare italiana che trovano posto sui banchi della Grande Distribuzione Organizzata rumena; dai grandi produttori di pasta – Barilla, De Cecco, Divella e Agnesi – agli storici marchi del caffè, Lavazza, Segafredo, Illy e Kimbo. Non mancano i protagonisti dolciari di casa nostra – rappresentati da Ferrero, Perugina e Balocco – e dei produttori d’olio come Carapelli, Mazza, Pietro Coricelli e Costa d’Oro. Sugli scaffali dei grandi centri commerciali rumeni trovano spazio anche produttori di tonno italiani – Palmera e Rio Mare su tutti – e marchi affermati di insaccati come Casa Modena, Negroni e Fiorucci. Galbani e Parmalat rappresentano infine la produzione casearia e di latte e suoi derivati.

TUTTI I SETTORI SU CUI PUNTARE
Infrastrutture
Un’enorme torta da 43,5 miliardi di euro. A tanto ammonta iI valore totale dei progetti previsti nel Master Plan Generale dei Trasporti (Mpgt) per il periodo 2014-2030 che include gli investimenti infrastrutturali della Romania per i settori stradale, ferroviario, navale e multimodale. La copertura delle spese stimate proverrà dai fondi europei, dal budget dello Stato, da concessioni e partenariati pubblici-privati e da crediti concessi da Bei, Bers e da altre istituzioni finanziarie.
La Romania dispone oggi di 695 chilometri di autostrade e di 17.000 di strade nazionali e ha approntato un piano ambizioso per rafforzare la propria rete. Sono infatti in corso di esecuzione 245 km di autostrade, mentre 912 km di strade nazionali sono in fase di ammodernamento o di ricostruzione. Entro fine 2016 saranno inoltre realizzati altri 245 km di autostrade e 895 km di strade nazionali. L’ultima versione del Master Plan ha individuato le priorità infrastrutturali fino al 2030 e prevede la realizzazione di oltre 1.300 chilometri di autostrade, del valore di 13,739 miliardi di euro; 1.825 km di superstrade (9,935 miliardi); 3.079 km di strade Transregio (1,8 miliardi); 343 km di strade Transeuro (0,19 miliardi) e 175,8 km di tangenziali (0,46 miliardi). Tra le aziende italiane più attive su questo fronte figurano Astaldi, Pizzarotti e Salini Impregilo. Il Mpgt prevede inoltre investimenti per l’ammodernamento e lo sviluppo del trasporto navale, dei porti e delle vie di navigazione fluviali e marittime (Porto di Costanza – 0,865 miliardi; Porto di Galati – 0,11 miliardi; e Drobeta Turnu Severin 0,02 miliardi), dei 10 terminali multimodali, delle zone aeroportuali (Aeroporto Henri Coanda di Bucarest – 0,67 miliardi; Aeroporto di Timisoara – 0,11 miliardi; Aeroporto di Cluj – 0,13 miliardi e Aeroporto di Iasi – 0,09 miliardi), nonché delle zone ferroviarie. Si prevedono infine progetti multimodali per un valore complessivo di circa 281 milioni di euro.
Nel settore ferroviario, il Master Plan finale prevede investimenti per la riabilitazione di alcune linee (2.883 chilometri) del valore di 10,7 miliardi di euro, l’ammodernamento dei corridoi ferroviari con potenziale di sviluppo economico, l’elettrificazione di tutti i settori della rete TEN-T Core e lo sviluppo dei settori ferroviari ad alta velocità (1.001 km) con un valore di 274,1 milioni di euro.
Infine, per quanto riguarda il comparto delle infrastrutture sanitarie, è stato concluso un accordo di partenariato per il
periodo 2014-2020 che prevede la costruzione di tre nuovi ospedali regionali a Iasi, Cluj e Craiova utilizzando esclusivamente fondi europei. L’accordo di finanziamento realizzato dal Ministero della Salute ammonta a un miliardo di euro e prevede anche stanziamenti per infrastruttura, screening, ricerca e preparazione del personale.
Edilizia
I finanziamenti europei – investimenti con fondi pubblici e privati locali a cui dovrebbe aggiungersi il previsto rilancio dei crediti immobiliari – promettono di spingere verso la ripresa il settore dell’edilizia. Le dimensioni del mercato rumeno delle costruzioni sono stimate in circa nove miliardi di euro e da inizio anno, dopo un calo di circa il 40% registrato negli anni della crisi finanziaria, hanno iniziato ad arrivare i primi segnali incoraggianti di ripresa: secondo le rilevazioni del National Institute of Statistics, il volume dei lavori edili è infatti cresciuto del 13% nel primo trimestre rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. In maggio, la crescita è stata del 7%, trainata dal comparto non residenziale (+19,8%). Le maggiori opportunità sono legate alla necessità di sviluppo e ammodernamento delle infrastrutture, soprattutto grazie alla buona reputazione del ‘Made in Italy’ che si esplicita nella qualità elevata dei materiali e nelle tecnologie delle lavorazioni all’avanguardia. Non a caso, i materiali da costruzione italiani sono molto apprezzati e rappresentano quasi il 10% dell’import totale dall’Unione Europea. In maniera analoga, la presenza italiana è forte anche nel settore degli impianti per la produzione dei materiali, come ad esempio le macchine per la produzione dei mattoni e delle piastrelle. Le imprese di casa nostra – complice un mercato locale decisamente aperto alla concorrenza che consente costantemente l’inserimento di nuovi attori – devono però fare i conti con quelle cinesi che nel 2013 si sono aggiudicate il 36,1% del mercato del granito, e turche, che detengono il 26,7% del mercato dei marmi e dei travertini.
Energia
In base alla nuova programmazione, la strategia energetica della Romania perseguirà i principali obiettivi stabiliti dall’Ue e gli impegni assunti con quest’ultima. Tra i punti più importanti del programma figurano la diversificazione delle fonti d’importazione (ma al tempo stesso anche la necessità di limitare la dipendenza da queste ultime), oltre alla necessità di accrescere l’adeguatezza della rete di trasmissione nazionale, incrementare l’efficienza energetica e promuovere la produzione da fonti rinnovabili. Il governo si aspetta che i consumi energetici nazionali crescano in misura costante di qui al 2020 e per non farsi cogliere impreparato ha previsto l’avvio delle attività nelle unità nucleari numero 3 e 4 di Cernavoda, della stazione di stoccaggio di pompaggio Tarnita-Lăpuşteşti e di nuove centrali termiche, mentre quelle esistenti verranno rinnovate. Sul fronte delle energie pulite, la Romania si è posta un obiettivo di consumo interno lordo di energia elettrica da fonti rinnovabili pari al 33% già per quest’anno e conta di raggiungere circa il 40% nel 2020.
Agricoltura
Gran parte della superficie coltivata nel Paese è impiegata per produrre girasoli e cereali, in particolare mais, orzo e frumento. Tra le altre colture alimentari spiccano patate e ortaggi, mentre tra la frutta è significativa la coltivazione delle prugne, dalla cui distillazione si ricava il principale liquore nazionale, la Țuică. L’agricoltura ha rappresentato nel 2014 il 12,4% del Pil fornendo occupazione a quasi il 29% della popolazione. È anche per questo motivo che l’anno scorso il Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale (Madr) ha varato il nuovo Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020, individuando circa 43 miliardi di euro di risorse disponibili e destinandone 7,1 al settore agricolo. Somme che saranno utilizzate per affrontare i problemi più urgenti che affliggono il settore: il fenomeno di erosione e frammentazione del suolo, le tecnologie obsolete, un parco macchinari non al passo con i tempi e le difficoltà di accesso ai fondi europei. Senza dimenticare un ulteriore problema che si è aggiunto nell’ultimo anno, vale a dire il blocco delle importazioni di generi alimentari che la Russia ha imposto all’Europa in risposta alle sanzioni comminate per le note vicende in Ucraina. Il blocco rimarrà in vigore almeno fino a gennaio 2016 e ha causato non poche difficoltà alla Romania, al punto che poche settimane fa a Bruxelles, Daciana Sarbu, parlamentare europea e membro della Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (Agri), ha cercato di sensibilizzare l’Europa sui contraccolpi accusati dall’economia romena, chiedendo alla Commissione di estendere le misure di sostegno previste anche ai produttori di frutta e verdura che sono stati colpiti dall’embargo russo.
Al di là di quest’ultimo aspetto, comunque, negli ultimi anni il comparto agricolo ha iniziato a colmare il divario accusato dai principali Paesi europei grazie anche agli ingenti investimenti effettuati nell’agricoltura rumena da alcune grandi multinazionali del settore, come Smithfield Foods, Lactalis, Cargill, Bunge, Glencore o Meggle. Queste ultime hanno intuito in anticipo le potenzialità del settore e, come leva, riescono a fruire dei fondi che l’Ue ha messo a disposizione per adeguare l’economia agricola agli standard comunitari, con l’obiettivo di raggiungere una piena integrazione nel Mercato Unico Europeo e all’interno della Politica Agricola Comune (Pac).
Auto
Vantando una posizione geografica strategica che pone il Paese tra Mar Nero, Mar Caspio e Mar Mediterraneo e rende rapido l’accesso ai mercati europei, orientali e mediorientali, la Romania ha sviluppato una tradizione di oltre 50 anni nella produzione di auto, che al momento costituisce il settore più redditizio dell’economia nazionale. Affinché il comparto continui a svilupparsi, gli esperti ritengono però fondamentale attuare un sostanziale potenziamento della rete infrastrutturale e trovare un equilibrio tra competitività a livello di costi, richiesta dai potenziali investitori e impatto dei salari degli operai del settore.
Tra gli atout per i potenziali investitori del comparto, sono previsti incentivi sotto forma di aiuti statali e di agevolazioni fiscali. Inoltre, il mercato locale è grande (22 milioni di abitanti, il secondo maggiore dell’Europa centro-orientale alle spalle della Polonia) e con buone potenzialità. Non a caso, la Romania ospita gli impianti di produzione di oltre 500 fornitori di autoricambi (si stima che l’ammontare degli investimenti esteri diretti da parte dei fornitori dell’industria automobilistica sia tra 9 e 10 miliardi), con i cluster automobilistici in continua espansione.
La forza del settore è anche sostenuta dal fatto che ci sono 11 Università tecniche che formano ingegneri per l’industria automobilistica.
La Romania è anche il Paese che riceve il più alto numero di sovvenzioni dall’Ue, e ciò facilita lo sviluppo delle infrastrutture. Tra 2007 e 2013 ha ricevuto 19,67 miliardi di euro dai fondi strutturali e di coesione, pur registrando risultati inferiori nell’attingere ai finanziamenti europei rispetto agli altri stati dell’Europa centro orientale. Tra le marche automobilistiche di rilievo mondiale con linee di produzione nel Paese spiccano Renault – che opera con il marchio Dacia – e Ford. Tra i fornitori di autoricambi e pneumatici si distinguono Pirelli, Michelin e Continental.

LA RISCOSSA DEL VINO ITALIANO PASSA DALLA GDO
Secondo l’Istat, lo scorso anno la Romania ha importato dal nostro Paese vino per un valore di 6,8 milioni di euro, in calo del 23,9% rispetto al 2013. I principali fornitori esteri di vini da uve fresche sono stati Francia (22,7%), Italia (17,7%), Moldova (12,7%) e Germania (12%). Nel segmento dei vini spumanti i competitors dell’Italia – che occupa la seconda posizione nella graduatoria con una quota del 28,7% – sono stati Francia (39,6%), Germania (13,7%) e Spagna (2,7%). La flessione accusata, tuttavia, non preoccupa gli esperti. “Non si tratta di un vero e proprio calo, perché nel 2014 la categoria diminuita di più è stata quella del vino sfuso e il motivo va ricollegato alla scarsa disponibilità di questo prodotto”, spiega Denis Pantini, responsabile del Wine Monitor di Nomisma. Pantini suggerisce di estendere il periodo di osservazione su un arco temporale più lungo. “Rispetto al 2012, per esempio, si nota una crescita del 19% per gli imbottigliati e del 32% per gli spumanti, a dimostrazione di come il vino italiano sia ben posizionato in Romania”. Tesi che collima con i numeri del primo quadrimestre 2015, durante cui l’export di vino italiano in Romania è cresciuto dell’11% in valore rispetto all’anno precedente, pur accompagnato a un calo del 21% in volume.
In cifre assolute, l’export verso la Romania è stato pari a 2,02 milioni di euro per 7.264 ettolitri esportati.
Secondo l’Ambasciatore d’Italia a Bucarest, Diego Brasioli, la flessione accusata è imputabile al fatto che “all’interno della Gdo la concorrenza maggiore è quella mossa dai vini d’oltralpe, che godono di una rendita di posizione (anche in Romania, gran parte delle catene di supermarket è francese, ndr), in un Paese che da sempre guarda con ammirazione all’Italia ma che apprezza, al contempo, l’enogastronomia francese”. Secondo il diplomatico, la riscossa è già iniziata: il sistema Italia presente nel Paese (Ambasciata, Ice-Agenzia, Camera di Commercio Italiana per la Romania, Sace, Confindustria Romania), dice, “ha avviato da tempo importanti forme di collaborazione con la Gdo, che vanno da manifestazioni e accordi promozionali a iniziative volte a contrastare l’Italian Sounding”. Inversione di tendenza che potrebbe essere facilitata dal fatto che negli ultimi anni è stata osservata una tendenza alla crescita dei vini di qualità nelle preferenze dei consumatori romeni. Gli specialisti del settore prevedono che nei prossimi anni il mercato evolverà verso una maggiore diffusione del prodotto di qualità, il cui consumo è ancora limitato.
*Pubblicato oggi nella newsletter di Diplomazia Economica Italiana, n. 7/15.
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