VEROLI, 1° giugno 2014 – Santa Maria Sálome. A cura di Simona Cecilia Crociani Baglioni Farcas.

Celebrazione Eucaristica con S.E. Mons. Ambrogio Spreafico Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e il Rev. Canonico Angelo Maria Oddi, Rettore della Basilica Concattedrale di S. Maria Sàlome di Veroli .
Festa e processione di Santa Maria Sálome, con il Rev. Canonico Angelo Maria Oddi, Rettore della Basilica Concattedrale di S. Maria Sálome di Veroli e S.E. Mons. Ambrogio Spreafico Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino. Rappresentanza del Sovrano Militare Ordine di Malta; S.E. il Prefetto di Frosinone; 8 Sindaci delle città alleate e confederate, tra cui l’Ing. Massimo Scura Sindaco di Alfedena; rappresentanza del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio; volontari e barellieri e sorelle dei pellegrinaggi dell’Ordine di Malta; le confraternite storiche verolane, tra cui la Nobile Congregazione di Santa Maria Sálome, espressione religiosa del ceto nobile verolano.
Il suo nome in ebraico shalom significa pace.

Santa Maria Sálome nel Vangelo viene nominata (oltre che col proprio nome), come moglie di Zebedeo, madre degli apostoli Giacomo e Giovanni e anche come suocera di Pietro e Andrea.
Dopo l’Ascensione di nostro Signore, superato un periodo di smarrimento per essere “rimasti soli” gli apostoli seppero cogliere il significato del “nuovo messaggio” e partirono per portare il Vangelo agli altri popoli. Anche santa Sálome partì. Accompagnata da San Biagio e San Demetrio. Dopo un longo pellegrinaggio evangelizzante, giunse a Veroli. Sálome venne ospitata presso l’abitazione di un pagano: un uomo che si convertì e venne battezzato e chiamato Mauro. I suoi compagni di viaggio però non ebbero molta fortuna perché vennero perseguitati ed uccisi.
Nella casa di Mauro Santa Sálome godette della tranquillità necessaria per evangelizzare Mauro e le persone del circondario, ma dopo pochi mesi morì. Recenti indagini fanno affiorare l’ipotesi che anche la santa subì una serie di percosse che la portarono alla morte.
Mauro ebbe la sensibilità di curare personalmente la sepoltura di Sálome; ne raccolse le spoglie e le racchiuse in un a urna di pietra, sulla quale incise le parole: Hae sunt reliquiae B. Mariae Matris apostolorum Jacobi et Joannis. Timoroso e impaurito dall’eventualità di subire anch’egli il martirio, da parte dei suoi stessi concittadini, Mauro lasciò la propria abitazione e trovò rifugio nella Grotta di Paterno, ove morì dopo tre giorni.
La storia di Sálome, dopo la sua morte, si tinge di mistero. La sua urna, con le spoglie mortali, venne rinvenuta. Tutti gli intervenuti credettero di aver trovato un grande tesoro ma, ben presto delusi, abbandonarono i resti mortali rinvenuti e nessuno prestò attenzione particolare all’epigrafe.

Un Greco, di religione cristiana, interpretò la scrittura, raccolse le ossa, le avvolse in un panno e le nascose, momentaneamente, in un anfratto delle mura della città. Era sua intenzione trasportarle nella sua patria. Su una pietra incise le parole: Maria Mater Joannis Apostoli et Jacobi ene ista.
Storia e mistero si infittiscono. Il greco non potè realizzare il suo progetto e i resti mortali furono ritrovati il 25 maggio del 1209, da un certo Tommaso. Tommaso aveva sognato San Pietro e Santa Sálome e aveva ottenuto la rivelazione del luogo della sepoltura. I resti della sepoltura vennero presentati al Vescovo di Penne, all’abate di Casamari e di S. Anastasia in Roma e ad altri monaci. I Vescovi presenti sollevarono le Reliquie per mostrarle alla folla numerosa: circa cinque mila persone e da un osso della tibia iniziò a sgorgare del sangue.
Il prodigio apparve subito inspiegabile: Vecchie ossa calcinate versavano sangue vivo. Nel vedere ciò, tutto il popolo si raccolse in preghiera e rese grazie a Dio”.
Maria di Sálome nella Sacra Srittura
Maria Sálome viene menzionata due volte nel Vangelo di Marco con il nome di “Salome” (Mc 15,40 e 16,1), ma grazie ad un confronto parallelo col testo di Matteo (Mt 27,56) la si può identificare come “la madre dei figli di Zebedèo“: Giacomo il Maggiore venerato a Compostela e Giovanni l’Evangelista. La tradizione la chiamerà, in seguito, “Maria Sálome“. Insieme all’altra Maria, la madre di Giacomo detto il Minore, andava al seguito di Gesù come discepola fin da quando era ancora in Galilea (Mc 15, 40-41). È presente durante l’esecuzione di Gesù (Mc 15-40; Mt 27,56) insieme a Maria di Giacomo ed a Maria Maddalena: insieme verranno in seguito indicate dalla tradizione come “le Tre Marie“. Esse «stavano ad osservare dove veniva deposto» (Mc 15,47) e trascorso il sabato «comprarono oli aromatici per andare ad i
mbalsamare Gesù» (Mc 16,1). Saranno le prime a ricevere l’annuncio della sua resurrezione e l’incarico di diffondere tale novella. (Fonte: madonnadellaneve.frosinone.it)
È scritto tra le pieghe storiche di una pergamena se le ossa del cofanetto di santa Sálome siano di una donna del primo secolo dopo Cristo. Tra gli oggetti rinvenuti all’interno dello scrigno, c’è uno scritto con caratteri in greco antico che potrebbe contenere la soluzione al dilemma se effettivamente le ossa della donna dentro il giaciglio siano di un corpo davvero vissuto e martoriato nel periodo cristiano.

S.E. Mons. Ambrogio Spreafico Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e Rev. Canonico Angelo Maria Oddi, Rettore della Basilica Concattedrale di S. Maria Sàlome di Veroli
La pergamena ritrovata con gli altri reperti, secondo quanto spiegato dal parroco Canonico Don Angelo Oddi, «partirà alla volta dell’archivio Vaticano, dove esperti linguisti scioglieranno le riserve sulla datazione del contenuto». Ma ad aver suscitato interesse e attenzione da parte degli studiosi, sono gli altri oggetti ritrovati all’interno dello scrigno: un velo medievale di tre metri di lunghezza e sessanta centimetri di larghezza, altre ossa di due corpi maschili e una medaglia templare, coniata a Gerusalemme.
In particolare questo ultimo elemento potrebbe far ipotizzare che siano stati proprio i cavalieri di Cristo ad aver contribuito fortemente alla costruzione della basilica dedicata alla santa patrona di Veroli dopo il 1209, anno del ritrovamento delle reliquie. Peraltro incise sopra il cofanetto ci sono tre croci patenti templari che rimandano ancora una volta all’ordine guerriero. Tornando poi alle altre ossa rinvenute, potrebbero essere addirittura quelle dei santi Biagio e Demetrio, della morte dei quali si ha notizia di essere avvenuta a Veroli. E proprio le condizioni delle ossa più importanti, quelle del cranio della donna, farebbero pensare a Maria Sálome deceduta in seguito a percosse e ferite. Quei segni potrebbero essere quelli lasciati da una daga romana sul corpo della santa che avrebbe portato la mirra al sepolcro di Gesù. Le lesioni subite avrebbero causato la paralisi della martire per oltre tre mesi, aggravandone le condizioni e prolungandone l’agonia.
Queste importanti novità, insieme ai risultati delle indagini scientifiche avviate dai Ris di Roma ad agosto, saranno presentate in occasione nel 2009 delle celebrazioni dell’ottavo centenario del rinvenimento del cofanetto.

Basilica di S. Maria Sálome in Veroli
Santa Sálome nella tradizione
Dopo l’ascensione del Signore gli apostoli si misero in viaggio per portare il Vangelo agli altri popoli. S.Salome, dopo un lungo peregrinaggio, in compagnia di S.Biagio e S.Demetrio giunse a Veroli. La santa, stanca del viaggio, chiese alloggio nella casa di un pagano (poi battezzato col nome Mauro), a poca distanza dalle mura della città, mentre i suoi compagni entrarono nella città e furono martorizzati. S.Salome rimase nella casa di Mauro, lo convertì al cristianesimo e dopo circa 6 mesi (3 luglio) morì.
“Con riverenza Mauro raccolse le spoglie per la sepoltura, le racchiuse in una urna di pietra, sulla quale incise le parole: Hae sunt reliquiae B. Mariae Matris apostolorum Jacobi et Joannis. Per la paura di subire anche lui il martirio da parte dei Pagani, Mauro si nascose nella Grotta di Paterno, e morì dopo tre giorni.
Trascorso molto tempo alcuni pagani trovarono l’urna, che conteneva le Reliquie della Santa e informarono il Preside, il quale, credendo vi fosse nascosto un tesoro, ordinò che gli fosse portata innanzi; fattala aprire, vi trovò i resti della Beata Maria, per cui, senza fare attenzione all’epigrafe, disse con rammarico: Queste sono ossa di qualche cristiano: gettatele sulla piazza.
Intanto un Greco, di religione cristiana in segreto, si era recato dal Preside e leggendo la iscrizione pensò di portarsi in patria il prezioso tesoro. Di notte furtivamente raccolse tutte le ossa, le avvolse in un panno e le portò fuori la Città presso le mura; quindi sulla pietra e su una carta scrisse le parole: Maria Mater Joannis Apostoli et Jacobi ene ista. Infine nascose tutto fuori la Città presso una rupe fino al suo ritorno da Roma, dove stava per andare, in attesa di portarsi l’urna nella sua patria.” (Giovanni Martello, 1553)

Giovani indossando costumi tipici verolani.
Il greco non potè effettuare il suo progetto e il corpo fu ritrovato nel 1209, da un certo Tommaso a cui S.Pietro e successivamente S. Sálome apparvero nel sogno e rivelarono la storia e il luogo della sepoltura del corpo. Infatti il corpo fu ritrovato il 25 maggio come indicato da Tommaso. “Tre giorni dopo furono presenti sul luogo il Vescovo di Penne, l’abate di Casamari e l’abate di S. Anastasia in Roma con alcuni suoi monaci. Mentre i due Vescovi sollevavano in alto le Reliquie per mostrarle alla folla convenuta in numero di quasi cinque mila uomini, da un osso della tibia si vide sgorgare vivo sangue, come non avviene per le ossa aride separate dalle carni da tanti anni. Nel vedere ciò, tutto il Popolo rese grazie a Dio” (Giovanni Martello, 1553)
La testa e le braccia furono legate in teche di argento e conservate nella tesoreria della cattedrale, mentre le altre ossa furono messe in una piccola urna che venne custodita sotto l’altare del piccolo oratorio che fu costruito subito sul luogo del ritrovamento. Più tardi si costruì sopra l’oratorio l’attuale basilica.
Durante il terremoto del 1350 la chiesa subì gravi danni e le reliqiue furono traslocate nella Cattedrale, per tornare di nuovo alla basilica nel 1742. Fonte: Il segreto di Santa Salome a Veroli

Veroli, 1 giugno 2014 – Santa Messa e processione di Santa Maria Sálome , con il Rev. Canonico Angelo Maria Oddi, Rettore della Basilica Concattedrale di S. Maria Sàlome di Veroli e S.E. Mons. Ambrogio Spreafico Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino.
Santa Maria Sálome, di cui ricorre la memoria, è conosciuta nei vangeli sinottici come la madre dei figli di Zebedèo, ovvero, Giacomo il maggiore e Giovanni l’evangelista, i cosiddetti “figli del tuono”. Questa importante santa ci ricorda l’importanza e il ruolo centrale che ha sempre avuto la donna nella tradizione cristiana, oggi come allora, in un tempo in cui la figura femminile non aveva nessun ruolo nella società: donna, madre e discepola.
Discepola di Gesù sin dai tempi della Galilea, faceva parte di quel gruppo di donne che, per grazia ricevuta, decisero di seguire Cristo per servirlo nel corso della sua itineranza, vivendo santamente il resto della loro vita. Assieme a Maria Maddalena e a Maria madre di Giacomo il minore, era presente nel corso dell’esecuzione e della morte in croce di Gesù; nei vangeli viene identificata come una delle “tre marie”, che furono le prime testimoni della resurrezione di Cristo, coloro che per prime ricevettero l’annuncio della sua resurrezione, con l’incarico di diffondere a tutti la notizia.
È interessante notare che i Vangeli apocrifi identificano Salomè come una levatrice ebrea che ebbe la grazia di assistere la Vergine Maria nel corso del parto. Il protovangelo di Giacomo, in proposito, racconta che non credendo al parto verginale di Maria volle verificare personalmente la sua condizione imenàica e inserite le dita, la sua mano si staccò, cadendo a terra tra atroci dolori; pentendosi, dunque, della sua incredulità, dopo aver toccato il Bambino, la sua mano fu risanata.
Le sue spoglie sono custodite, da circa mille anni, nella basilica Concattedrale di Veroli, di cui è la santa patrona per eccellenza. Si racconta che dopo la decapitazione del figlio Giacomo, ad opera di Erode Agrippa I nel 44 d.C., assieme a San Biagio e a San Demetrio, raggiunse via mare il Lazio. Mentre i due compagni entrarono in città subendo il martirio, Maria Sálome, stanca del viaggio, trovò ospitalità presso un pagano, che convertì e battezzò, chiamandolo Mauro.
Il 3 luglio, dopo sei mesi, la pia donna morì. Recenti studi effettuati sulle ossa della santa, hanno rilevato, oltre la morte in età avanzata, alcune lesioni su una costola e al cranio, dove all’interno è presente una macchia scura che sembra essere causata da un’emorragia interna; si pensa dunque che la santa sia morta dopo una lunga agonia provocata da brutali maltrattamenti.

VEROLI, 1° giugno 2014. Festa e processione di Santa Maria Salome, con il Rev. Canonico Angelo Maria Oddi, Rettore della Basilica Concattedrale di S. Maria Sàlome di Veroli e S.E. Mons. Ambrogio Spreafico Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino. Rappresentanza del Sovrano Militare Ordine di Malta; S.E. il Prefetto di Frosinone; 8 Sindaci delle città alleate e confederate, tra cui l’Ing. Massimo Scura Sindaco di Alfedena; rappresentanza del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio; volontari e barellieri e sorelle dei pellegrinaggi dell’Ordine di Malta; le confraternite storiche verolane, tra cui la Nobile Congregazione di Santa Maria Salome, espressione religiosa del ceto nobile verolano.
Si racconta che Mauro raccolse le sante spoglie in un’urna di pietra dove vi incise Hac sunt reliquiae B. Mariae Matris apostolorum Jacobi et Joannis e per paura di subire il martirio si nascose in una caverna, morendo tre giorni dopo. In seguito l’urna fu ritrovata da alcuni pagani che, dopo aver scoperto il contenuto, gettarono il tutto in mezzo alla piazza del paese. Un uomo, di origine greca, dopo aver letto l’iscrizione sull’urna, si recò di notte in piazza e raccolse tutte le ossa avvolgendole in una stoffa e ponendole in una nuova urna che nascose sotto una rupe con l’intento di riprenderle in seguito per portarle con sé nel paese natio. Purtroppo il greco morì e le reliquie rimasero nascoste.
Nel 1029 un certo Tommaso scoprì il corpo dell’uomo e la stessa notte sognò San Pietro sotto braccio a Maria Sálome, i quali gli confidarono dove trovare le sante reliquie. Fu così che il 25 maggio, alla presenza del Vescovo di Penne, dell’abate di Casamari e dell’abate di Sant’Anastasia a Roma, furono solennemente accolte le sacre reliquie ed esibite ad una folla di circa 5000 persone che assistettero imperterrite al miracolo che vide sgorgare sangue vivo da una tibia della santa.
Una tradizione parallela narra che Sálome assieme a Maria di Magdala e Maria di Cleofa, in seguito alle persecuzione dei cristiani, dopo la morte di Gesù, furono arrestate ed imbarcate su una nave senza remi e senza vele che, guidata dalla Provvidenza, raggiunse le coste della Provenza, in un paesino chiamato poi Saintes-Maries-de-la-Mer, dove oggi sorge una chiesa a loro dedicata, che conserva le presunte reliquie delle “tre marie”. Storicamente è attestato che la Francia fu la porta d’accesso alla diffusione del cristianesimo, parimenti è noto che, nei primi secoli, molte chiese tendevano a far risalire la loro fondazione da illustri uomini e donne vissute all’epoca di Gesù.
Maria Sálome , come le altre pie donne che seguirono Cristo, dice monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, “ci rivela la concretezza e l’accessibilità a tutti della vita cristiana”, invitandoci a “rivestirci dell’umanità di Gesù”, e dunque, morire al peccato, calcando fiduciosi le sue orme, per raggiungere quella santità cui ogni cristiano è chiamato a conquistare nel corso della vita terrena ed essere, così, in questa vita, portatori del Regno dei Cieli. Tratto da Zenit.org

Festa e processione di Santa Maria Salome, con la rappresentanza del Sovrano Militare Ordine di Malta; S.E. il Prefetto di Frosinone; 8 Sindaci delle città alleate e confederate, tra cui l’Ing. Massimo Scura Sindaco di Alfedena; rappresentanza del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio; volontari e barellieri e sorelle dei pellegrinaggi dell’Ordine di Malta; le confraternite storiche verolane, tra cui la Nobile Congregazione di Santa Maria Salome, espressione religiosa del ceto nobile verolano.
La Basilica di Santa Maria Sálome (o Salomè) è l’edificio religioso più importante della città di Veroli, innestato sull’antico oratorio degli “innocenti” subito dopo il rinvenimento del corpo della Santa, nel 1209. La basilica concattedrale, dedicata alla madre degli apostoli Giacomo il Maggiore e Giovanni Evangelista, testimone della morte in croce del Signore e della sua resurrezione, e venerata come patrona della città, fu parzialmente distrutta dal terremoto del 1350. Venne ricostruita da due vescovi toscani, i quali chiamarono a Veroli numerosi pittori per affrescare le pareti interne della chiesa. Sotto l’altare è visibile il sepolcro della Santa. La chiesa è famosa anche per ospitare la Scala Santa, fatta costruire dal vescovo Tartagni; per volere di papa Benedetto XIV essa offre gli stessi privilegi di quella più celebre situata nel Palazzo Lateranense, a Roma: il fedele che la percorre in ginocchio ottiene l’indulgenza plenaria. Alla sua sinistra, una scala semicircolare permette di scendere nella sottostante Cripta degli Innocenti, dove sotto un altare si cela uno stretto passaggio verso un locale sotterraneo ove si conserva una lastra testimone del ritrovamento del corpo della Santa.

VEROLI, 1° giugno 2014. Festa di Santa Maria Salome: con il Rev. Canonico Angelo Maria Oddi, Rettore della Basilica Concattedrale di S. Maria Sàlome di Veroli e S.E. Mons. Ambrogio Spreafico Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino. Rappresentanza del Sovrano Militare Ordine di Malta; S.E. il Prefetto di Frosinone; 8 Sindaci delle città alleate e confederate, tra cui l’Ing. Massimo Scura Sindaco di Alfedena e il nuovo Sindaco di Veroli Avv. Simone Cretaro.
Maria Sálome viene menzionata due volte nel Vangelo di Marco con il nome di “Sálome” (Mc 15,40 e 16,1), ma grazie ad un confronto parallelo col testo di Matteo (Mt 27,56) la si può identificare come “la madre dei figli di Zebedèo”, e quindi Giacomo il Maggiore (venerato a Compostela) e Giovanni, l’Evangelista. La tradizione la chiamerà, in seguito, “Maria Sálome ” (con l’accento). Insieme all’altra Maria, la madre di Giacomo detto il Minore, o il Piccolo, per distinguerlo dal precedente, seguiva Gesù come discepola fin da quando era ancora in Galilea (Mc 15, 40-41). Secondo Matteo, Maria Sálome, sulla strada per Gerusalemme, si avvicinò a Gesù per chiedergli qualcosa: “Fa che questi miei figli siedano uno alla tua destra ed uno alla tua sinistra nel tuo regno”, ma la risposta che ricevette da Gesù fu sconcertante (Mt 20, 20-24). È presente durante l’esecuzione di Gesù (Mc 15-40; Mt 27,56) insieme a Maria di Giacomo ed a Maria Maddalena: insieme verranno in seguito indicate dalla tradizione come “le Tre Marie”. Esse “stavano ad osservare dove veniva deposto” (Mc 15,47) e trascorso il sabato “comprarono oli aromatici per andare ad imbalsamare Gesù” (Mc 16,1). Saranno le prime a ricevere l’annuncio della sua resurrezione e l’incarico di diffondere tale novella. 
Da questo punto in poi non è possibile ricavare altre notizie dai Vangeli. Esiste però un’altra tradizione, secondo cui a causa delle persecuzioni contro i Cristiani seguite alla morte di Gesù, le tre Marie furono arrestate ed imbarcate su una nave priva di remi e di vele che, guidata dalla Provvidenza, raggiunse le rive della Provenza, in Francia. Il luogo dello sbarco è ancora oggi ricordato nel paesino di Les-Saintes-Maries-de-la-Mer, dove sorge una chiesa a loro dedicata. È comunque attestato storicamente che il Cristianesimo prese a diffondersi in Europa proprio dalla Gallia, che divenne quindi la porta d’ingresso della nuova religione in Europa.

Il dipinto realizzato dal pittore Paolo Gaetani “la Famiglia di Salome” raffigurante Santa Maria Salome con i figli Giacomo e Giovanni. Il quadro è collocato nella cripta all’interno della Basilica dedicata alla Santa Patrona, a Veroli.

Come è finita, dunque, Santa Maria di Sálome a Veroli? In realtà, si tratta di una tradizione parallela a quella francese, secondo una consuetudine tipica dei primi Cristiani. Durante i primi secoli di sviluppo della Cristianità, infatti, molte chiese o luoghi di pellegrinaggio hanno cercato di collegare la loro storia con quella di illustri fondatori risalenti all’epoca di Gesù. Quante diocesi, per fare un esempio, hanno sostenuto che il loro primo fondatore era stato mandato direttamente da San Pietro?
Secondo quest’altra tradizione, Santa Sálome giunse nel Lazio in un anno imprecisato dopo un lungo pellegrinaggio, insieme ai santi Demetrio e Biagio. Stanca del viaggio, trovò ospitalità presso un uomo pagano, che ella convertì e battezzò col nome di Mauro. Sei mesi dopo morì, il 3 luglio. Rispettosamente Mauro raccolse le spoglie per la sepoltura, racchiudendole in un’urna di pietra sulla quale incise le parole “Hae sunt reliquiae B. Mariae Matris apostolorum Jacobi et Joannis“. Timoroso, però, di subire anch’egli il martirio, andò a nascondersi con l’urna nella grotta di Paterno, dove morì dopo tre giorni. Qualche tempo dopo alcuni pagani trovarono l’urna di pietra e ne informarono l’autorità. Questi, credendo di trovarvi un tesoro, se la fece portare ed ordinò di aprirla. Deluso di avervi trovato soltanto vecchie ossa, ed ignorandone l’appartenenza, ordinò che fossero gettate con disprezzo sulla piazza in mezzo al paese.

Rev. Canonico Angelo Maria Oddi, Rettore della Basilica Concattedrale di S. Maria Sàlome di Veroli, il Conte e la Contessa Crociani Baglioni.
Un uomo greco, che era riuscito a leggere l’iscrizione sulla cassa, comprendendone l’importanza decise di salvare il prezioso tesoro, e nottetempo si recò sulla piazza a recuperare le ossa, che avvolse in un panno e racchiuse in una nuova urna, che andò a nascondere fuori città, presso una rupe, in attesa di portarle con sè al ritorno in patria. L’uomo, però, morì prima di poter attuare il suo piano, e le ossa rimasero nuovamente abbandonate.
Giungiamo finalmente all’anno 1029, quando un uomo di nome Tommaso s’imbatté nel corpo del greco. Grazie all’apparizione in sogno di San Pietro, prima, e della stessa Maria Sálome, dopo, comprese la storia e scoprì il luogo dove erano nascoste le reliquie. Il ritrovamento avvenne il 25 Maggio, e l’avvenimento fu celebrato dal Vescovo di Penne, dall’abate di Casamari e da quello di Sant’Anastasia a Roma. Mentre i due vescovi sollevarono in aria le ossa per mostrarle alla folla, da una tibia si vide sgorgare del sangue vivo, e tutti gridarono al miracolo. La testa e le braccia vennero legate in teche d’argento e conservate nella tesoreria della Cattedrale, mentre le altre ossa furono racchiuse in una piccola urna e custodite sotto l’altare del piccolo oratorio che venne edificato sul luogo del ritrovamento. Più tardi al posto dell’oratorio sorse l’attuale basilica. Durante il terremoto del 1350 la chiesa subì gravi danni e le reliquie furono traslocate nella Cattedrale, per tornare di nuovo alla basilica nel 1742.
Santa Maria Sálome è tornata in Ciociaria …

Santa Maria Sálome è tornata in Ciociaria. Coi figli S. Giovanni Evangelista e S. Giacomo Maggiore.
Stiamo parlando di una scultura lignea laccata e dorata del 1520 alta 95 cm, di grande artista tedesco, splendidamente conservata, che illustra la Santa coi due figli in braccio, ora in mano a collezionista ciociaro, dopo un lungo viaggio.
Santa Maria Sálome assieme a Maria di Cleofe e alla Beata Vergine fa parte del gruppo delle tre Marie, delle Madri piangenti la morte del Salvatore. Essa è particolarmente cara ai Ciociari poiché è la Protettrice della città di Veroli, da parecchi secoli. Bello perciò sarebbe stato se questa opera d’arte così piena di significati e di implicazioni fosse potuta tornare nella sua sede naturale e cioè nella chiesa a lei dedicata a Veroli dove in realtà, a parte una tela di santa, nessuna opera d’arte ricorda ed illustra ai fedeli la Santa coi figli. (prof. Michele Santulli)
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