Va garantito loro: “un trattamento alla pari di tutti gli altri cittadini comunitari nell’accesso al lavoro”
(redazionale) Roma, 30 maggio 2013 – Il prossimo 1° luglio la Croazia diventerà il 28° Stato Membro dell’Unione Europea ed i suoi abitanti avranno accesso alla libera circolazione nella spazio Schengen, ma non automaticamente il diritto a risiedere e lavorare in un altro Paese dell’Unione. Questo dipenderà dalle scelte che faranno i vari governi, garantendo o meno la libertà completa di circolazione e ricerca di lavoro, oppure optando per le cosiddette “misure transitorie” previste dai Trattati dell’Unione. In base a questa “moratoria” può essere rimandata nel tempo la libertà di circolare e lavorare in un altro Stato. In genere si limita l’accesso – in tutto o in parte – al mercato del lavoro dei singoli stati. Questo è già successo, ad esempio, nel caso di Romania e Bulgaria nel 2004 e, a detta dei sindacati, fu usato come pretesto da molti imprenditori per contrattare irregolarmente i cittadini neo – comunitari.
Per evitare tutto ciò, Cgil Cisl e Uil hanno deciso di scrivere al Ministro Del Lavoro Giovannini chiedendo espressamente “di non adottare le misure transitorie di limitazione della libera circolazione dei lavoratori subordinati croati, che sono contemplate come possibili dal Trattato di adesione della Croazia all’Unione europea”.
La lettera è molto tempestiva in quanto il Governo sta per prendere una decisione formale in merito, probabilmente già nel prossimo Consiglio dei Ministri.
“I lavoratori frontalieri croati, storicamente presenti nel mercato del lavoro delle regioni italiane del Nord-Est sin dalla creazione degli stati nazionali – si legge nella lettera firmata dai segretari confederali Vera Lamonica (Cgil), Liliana Ocmin (Cisl) e Guglielmo Loy (Uil) – sono attualmente e fino al 30 giugno p.v. sottoposti alla normativa sull’immigrazione, la quale prevede l’emanazione dei decreti flussi come condizione per poter instaurare un rapporto di lavoro regolare nel territorio nazionale”.
Nel caso dei lavoratori frontalieri, sono in atto da anni forme di ingresso agevolato e soppressione dei visti d’ingresso per soggiorni brevi (fino a 90 giorni); facilitazioni, in virtù delle quali i cittadini croati sono da decenni presenti nel nostro paese e contribuiscono in settori chiave dell’economia regionale del Friuli Venezia Giulia e del Veneto (turismo, cantieristica navale, agroalimentare), ma anche nel settore del lavoro domestico e dell’assistenza domiciliare.
“Per questa ragione, si legge nella lettera – facendo nostra la risoluzione adottata dalla Confederazione Europea dei Sindacati (C.E.S.) nel dicembre 2012, chiediamo al Governo italiano di non adottare le misure transitorie di limitazione della libera circolazione in Italia dei lavoratori subordinati croati”.
“Concedere da subito la piena libera circolazione ai lavoratori croati – conclude la lettera – avrebbe a nostro parere il vantaggio sin dal prossimo 1° luglio, di un trattamento alla pari di tutti gli altri cittadini comunitari nell’accesso al lavoro, favorendo altresì l’impiego regolare di questi lavoratori.