Anche i rom possono votare…


Qualche mese fa, prima delle elezioni politiche di novembre in Romania, sono venuta a conoscenza di una interpellanza sottoscritta da alcuni deputati PD (Soro, Bernardini, Touadi, Minniti, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti, Beltrandi, Burtone, Marrocu, Melis, Duilio) e presentata al Governo italiano dalla deputata radicale Rita Bernardini (11 novembre scorso), affinché sia garantito il diritto di voto ai cittadini comunitari.

Ero molto contenta che finalmente la questione del voto per i comunitari fosse arrivata in Parlamento e che politici italiani si fossero decisi a darci una mano…anche perché, in questo modo, pensavo tra me e me, avrei potuto dare meglio il mio contributo alla causa…dell’integrazione dei miei connazionali che vogliono vivere in Italia.

Il 17 dicembre 2008, presso la sede dei Radicali di Roma, dove ero presente accanto ad altri miei connazionali, tra cui il sig. Decebal Tanase (in rappresentanza della comunità zingara di nazionalità romena a Roma) e rappresentanti della comunità polacca, intorno ad una tavola rotonda organizzata ad hoc , si è discusso insieme a giornalisti, docenti universitari, politici, rappresentanti di associazioni, della messa a punto di una campagna di comunicazione ed informazione per i cittadini comunitari aventi diritto di voto in Italia: “625.278 romeni, 90.218 polacchi, 40.163 tedeschi, 33.477 bulgari, 30.803 francesi, 26.448 britannici, 17.354 spagnoli…”.

Dal dibattito è emerso che manca totalmente l’informazione…, nemmeno i politici, la maggior parte, non sono a conoscenza del grande numero di cittadini comunitari aventi diritto di voto (circa un milione!). Per parlare di integrazione è importante fare la campagna d’immagine ( es. Romania, piacere di conoscerti), ma è più importante il diritto di voto e la partecipazione alle elezioni, sia attiva che passiva, nonché la corretta informazione.

La soluzione, condivisa da tutti, è di far partire subito una campagna comunicativa per informare i comunitari, compresi i cittadini rrom, che hanno il diritto di votare e che le amministrazioni devono agevolarli con tutti i mezzi. A tale proposito, si è convenuto organizzare un convegno a Roma, previsto per il 23 c.m.

Molti zingari, alcuni provenienti dalla Romania, hanno la residenza nei campi. Ma sono iscritti all’anagrafe? Sì! Bene, allora devono sapere che possono chiedere la tessera elettorale (entro il 9 marzo) per poter votare! E noi faremo di tutto per coinvolgerli e portare loro le informazioni corrette su questo diritto, sancito dalla legge, ma quasi impossibile da esercitare.
E, a proposito degli zingari romeni, Sergio Bontempelli ha pubblicato una spettacolare sintesi, che merita essere letta e diffusa per una migliore conoscenza dell’altro…ma anche di se stessi. Chi sono i Rom di Romania? “La stampa quotidiana e le televisioni ci hanno abituati a parlare comunemente di questo fenomeno migratorio, ma non ci aiutano a capirlo: così, quando si discute di «rom rumeni», a molti verranno in mente ladruncoli, spacciatori, scippatori, violentatori di donne o rapitori di bambini, e poco altro. […] Nella campagna elettorale del 1946, il Blocul Partidelor Democratice (alleanza elettorale guidata dal PC) indirizza agli zingari uno speciale appello, «Fraţi romi şi surori romniţe» (fratelli Rom e sorelle romnì), che invita a votare per il Blocul, e si impegna a contrastare discriminazioni ed esclusioni contro le minoranze”. Ora, facciamo in modo che i rrom possano dimostrare l’altra faccia della medaglia, insieme a noi, per una comune Patria Europea.

Simona C. Farcas

Clicka qui per leggere l’articolo completo di Sergio Bontempelli sui rom romeni.

10 commenti su “Anche i rom possono votare…

  1. Semplicemente pazzesco… con tutti i problemi che abbiamo in Italia a cosa si pensa… a dare più potere ai rom… siamo davvero alla frutta. Ma non si doveva fare pulizia di tutta quella gentaglia che non lavora, questua, sfrutta i minori, non si paga i servizi di cui usufruisce, pretende denaro pubblico ecc… ? Io dico, prima i doveri, troppo spesso dimenticati, poi i diritti.

  2. @Antonio: finora abbiamo sentito parlare solo di doveri. Siamo tutti cittadini. Ora è arrivato il momento di chiedere anche qualche diritto in più, come il diritto all’informazione. Il diritto di voto è sancito già, dal 1996. Molti come lei pensano in questo modo perché non c’è informazione corretta. Dobbiamo lottare tutti insieme per costruire un futuro migliore per noi e per i nostri figli, anche rom.

  3. Echilibrul este un ideal al tuturor, insa nedestinat “unora”

    Anumiti “indigeni”, prin extreme manifestari, relativ, negative si generalizante fata de emigranti, suplinesc propria simtire, sinonim de “represie relativ intens insistenta”, prin manipularea unui “conflict degeneralizat” capabil sa-i puna intr-o lumina de “superioritate”. Nu se mai calculeaza riscul de a nimeri in labirintul unor infinite prejudecati fata de o identitate diferita de a lor, precum cea al emigrantului. Si este stiut: “E mai usor sa distruggi un atom decat o prejudecata” (A. Einstein). Totodata isi doresc eliberarea de la conventiile care i-au constrans la represie, fiind tentati de o anumita idee de libertate, dominata chiar si de indecenta, dar intre timp o combat, asa cum se combat pe sine. Probabil sunt constienti ca muritorilor de rand nu le este permis acest tip de libertate, caci au facut deja un pact cu societatea in care traiesc, au realizat acea conventie ce reuseste sa satisfaca nevoia de normalitate, si din asta de identitate. Dar sunt inconstienti, totusi, ca intr-o conjunctura favorabila indecenta este o optiune inevitabila.
    Totul a devinit mai simplu in momentul in care am reusit sa facem “alegerile principale” in viata, si cu o relativa usurinta, gandim ca sistemul nostru este “cel mai bun”. Dar optiunea de “libertate indecenta” ramane, chiar daca inconstienta si nedorita. Daca, de ex., ar disparea toti emigrantii, pentru ca “izvor de frica pentru linistea publica”, frica “indigenilor extremisti” fata de libertatea indecenta tot ar ramane, ii urmareste in insasi dorinta de libertate. “Vrem libertatea noastra”, spun ei, nu indecenta, pentru ca sunt influentati de etica dominanta si aspiratia puritana, dar intr-o situatie diferita, cand le este frica de cineva, sau raul ii atinge in vreun fel, se reintorc la logica urii si al intolerantei fara distinctie, si, generalizand, erup “indecent” pentru a-si face dreptate. Aceasta “dreptate”, este fuga de “represii relativ intens insistente”, conducand inevitabil, la extremism.
    Armonia sociala se realizeaza prin includerea extremelor, nicidecum prin “disparitia” lor. Extremistii, s-ar putea spune, fac parte din “aceeasi extremitate sociala”, ca si emigrantii, si prin asta este de la sine inteles ca trebuie “integrati” si ei.
    Opusul extremelor in conditia umana este integrarea. “Da” logicii integrarii, echilibrului social! “Da” parteciparii la vot pentru a fi integrati, “curtati” daca vreti, mai tarziu… decat niciodata!

  4. futuroinsieme: io direi più semplicemente: @Antonio, vai a studiare, elevati un po’, poi pensaci due volte, e, solo alla fine, parla pure.

  5. Iosif P.:

    L’equilibrio è l’ideale di tutti, ma non destinato ad “alcuni”

    Certi “indigeni”, attraverso estreme manifestazioni, relativamente, negative e generalizzanti verso gli immigrati, suppliniscono il proprio sentire, sinonimo di “repressione relativamente intensa ed insistente”, attraverso la manipolazione di un “conflitto fuori controllo” capace di metterli in una luce di “superiorità”. Non calcolano più il rischio di trovarsi nel labirinto di infiniti pregiudizi verso un’identità diversa dalla loro, come quella di un immigrato. Ed è saputo: “E’ più facile rompere un atomo di un pregiudizio” (A. Einstein). Nel contempo loro desiderano la liberazione dalle convenzioni che li ha costretti alla repressione, essendo tentati di una certa idea di libertà, dominata persino dell’indecenza, che nel frattempo combattono, così come combattono se stessi. Probabilmente sono coscienti che ai comuni mortali non è permesso questo tipo di libertà, perché hanno già fatto un patto con la società in cui vivono, hanno realizzato quella convenzione che riesce a soddisfare il bisogno di normalità, derivante poi in identità. Ma sono incoscienti, comunque, che in una congiuntura favoribile l’indecenza è un’opzione inevitabile.

    Tutto è diventato più semplice nel momento nel quale siamo riusciti a fare “le scelte principali” nella vita, e, con una relativa caparbietà, pensiamo che il nostro sistema è “il migliore”. Ma l’opzione di “libertà indecente” rimane, anche se incosciente ed indesiderata. Se, per es., sparirebbero tutti gli immigrati, perché “ fonti di paura per la quiete pubblica”, la paura degli indigeni “estremisti” verso la libertà indecente rimarrebbe lo stesso, perché li segue nel loro stesso desiderio di libertà. “Vogliamo la nostra libertà”, dicono loro, “non vogliamo l’indecenza”, perché sono influenzati dall’etica dominante e l’aspirazione puritana, ma in una situazione differente dalle loro previsioni, quando hanno paura di “qualcuno o qualcosa”, ed il male li può toccare in qualche modo, ritornano alla logica dell’odio e dell’intolleranza senza distinzione, e, generalizzando, irrompono “indecentemente” per farsi giustizia. Questa “giustizia” è la fuga di “repressioni relativamente intense ed insistenti”, conducendo inevitabilmente, all’estremismo, e quindi, all’assolutismo devastante. Invece, le suddette “repressioni..” sono il risultato di essersi affidati ciecamente alla cultura dell’”etica puritana, fondamentalista ed assolutista”. Sembra contraddittorio, ma succede, che chi fa dell’etica una bandiera di etica ne sa poco.

    L’armonia sociale si realizza attraverso “l’inclusione degli estremi”, non attraverso la loro “sparizione”. Gli estremisti, si potrebbe dire, fanno parte della “stessa estremità sociale”, come gli immigrati, ed è “necessario” che devono essere “integrati” anche loro.

    L’opposto degli estremi nella condizione umana è l’integrazione. “Si” alla logica dell’integrazione, dell’equilibrio sociale!

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